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Anteprima romana per La cena di Natale, il sequel di Io che amo solo te

16/11/2016 | Interviste
Anteprima romana per La cena di Natale, il sequel di Io che amo solo te

Sole limpido e clima mite in questa mattinata romana ma al cinema è già tempo di feste natalizie e improvvise nevicate. Al Multisala Adriano ecco l’anteprima de La cena di Natale, la nuova commedia per le feste diretta da Marco Ponti che vede di nuovo in scena gli stessi personaggi del film Io che amo solo te. Ancora nella splendida cornice pugliese di Polignano a Mare, i protagonisti di quella commedia di successo questa volta si ritrovano (con qualche ‘new entry’) ad uno stesso tavolo durante una cena della vigilia di Natale molto particolare, tra gravidanze attese e inattese, blocchi di ascensori, anelli preziosi e qualche colpo di scena.
Anche questo film è tratto dall’omonimo best seller di Luca Bianchini.
    
Presenti alla conferenza stampa seguita alla proiezione, il regista Marco Ponti e lo scrittore Luca Bianchini accompagnati dal cast al completo: Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Maria Pia Calzone, Antonella Attili, Eva Riccobono, Eugenio Franceschini, Dario Aita, Antonio Gerardi. Accanto a loro, la cantante Emma Marrone, interprete della canzone del film “Quando le canzoni finiranno”, Federica Lucisano produttrice del film e Samantha Antonnicola di Rai Cinema
La cena di Natale uscirà nelle sale il 24 novembre in 350 copie distribuite da 01 Distribution.


La prima domanda è per il regista Marco Ponti e per lo scrittore Luca Bianchini. Dopo il primo film dell’anno scorso in molti chiedevano se ci sarebbe stato un sequel perché il film aveva varie declinazioni delle storie d’amore. Ci potete raccontare se siete stati tentati dall’idea di trasformare questa storia in una serie televisiva?
Luca Bianchini: “Lo spunto di Io che amo solo te è nato spontaneamente. Questi personaggi erano arrivati al cuore delle persone che è come se fossero di tutti, per cui Marco Ponti mi ha consigliato di fare una cena con tutti i protagonisti. Avevo detto alla Mondadori che avevo già scritto diversi capitoli ma non era così. In realtà il libro è molto più breve del film. Quindi rispettando il libro sarebbe venuto un film di soli 40 minuti ed è così che abbiamo inventato delle cose in più. Forse arriveranno altre cose da fare in TV”.
Marco Ponti: “Abbiamo adottato un romanzo che era il seguito di un altro romanzo che era diventato film. In questo caso avevamo due riferimenti: il romanzo e il film precedente, poi avevamo gli attori. E’ stata una continuazione di quella storia. I personaggi non erano più proprietà di Luca né mia, ma erano una cosa collettiva, gli attori stessi poi proponevano linee narrative. Io credo di aver imparato moltissimo, il materiale di base era estremamente fluido, un libro, un film e poi delle persone; e da lì è nato il film. Tutto questo non poteva succedere senza il rapporto forte che c’è stato con Federica Lucisano, è lei che mi costringe ad alzare sempre l’asticella del salto in alto”.

Una domanda per Laura Chiatti (che era davvero incinta durante le riprese). Se tu ti trovassi in una situazione del genere incinta e  con un marito portato all’infedeltà, saresti in grado di perdonare un farabutto così?
Laura Chiatti: “Ero preoccupata di non essere fisicamente in grado di fare il film  e non solo per i 14 chili che avevo preso, ma alla fine è andato tutto bene. Penso che il tradimento sia una cosa orrenda a prescindere, in quella situazione poi la trovo una cosa ancora peggiore. Non lo so, non lo dovrei scoprire perché altrimenti sarebbe dura. E’ anche vero che quando aspetti un bambino, la tua priorità è lui e il marito passa sempre un po’ in secondo piano”.

Una domanda per Emma.Tu sei pugliese, si festeggia così da voi il Natale? Ci puoi dire come è stata scelta questa tua canzone “Quando le canzoni finiranno” per il film?
Emma: “Devo dire che la nostra non è proprio la classica vigilia di Natale, perché ho una famiglia un po’ particolare. Per quanto riguarda la canzone, devo dire che Luca ha ascoltato in anteprima il mio disco ed è stato colpito da questa canzone. Io ho pensato che questo brano sarebbe stato perfetto in un film, è una canzone struggente, forse perché non auspica tanto sfacciatamente il lieto fine, è un’incognita, un po’ come la cena di Natale che non si sa mai come va a finire”.

Un’altra domanda per Marco Ponti e Luca Bianchini. Quanto in questo lavoro vi siete ispirati alla commedia italiana e internazionale?
Marco Ponti: “Non si può prescindere dai giganti che stanno dietro di noi, dai vari film di Scola e Monicelli, si va a scuola a studiarli. Quando parlavamo del film sono usciti fuori diversi rifermenti ai film di Pietro Germi. Ci sono personaggi talmente esecrabili che però possiedono tanta umanità.
Riccardo ha dato una grande umanità a quel personaggio che ha fatto cose sbagliate ma in lui c’è sempre una grande umanità e sensibilità e anche tensione verso il miglioramento. Solo lui ha potuto dare a Damiano quello che il personaggio aveva bisogno per vivere”.

Interviene Riccardo Scamarcio: “IAnche nell’altro film per me è stata una scelta consapevole di dare al personaggio di Damiano la responsabilità di essere portatore del conflitto nella storia, riprendendo la migliore commedia all’italiana che metteva in scena i vizi e il malcostume di questo Belpaese così ipocrita. Noi abbiamo cercato, visto che l’ipocrisia in questo Pase non è diminuita, di creare un personaggio controverso all’interno di una commedia. Per me come attore è stato un compito più difficile, cercare di mantenere un rapporto empatico col pubblico mantenendo anche un po’ di ironia”. 

Una domanda per il regista. Perché la dedica del film a Bud Spencer?
Marco Ponti: “Bud rappresenta un cinema enorme con cui la mia generezione è cresciuta, un cinema dove c’era tutto, un luogo dove trovavi di tutto, dal western alla fantascienza, alla commedia sexy, al cinema d’autore. Quando Bud se n’è andato sono andato al suo funerale e questa dedica era un modo per dire grazie a una delle persone che mi ha fatto amare il cinema fin da quando ero piccolo”.

Una domanda per Scamarcio. La tua filmografia è molto eterogenea, cosa ti spinge a scegliere un progetto piuttosto che un altro?
Riccardo Scamarcio: “Cerco di mischiare un po’ le carte. Scelgo i progetti in funzione delle persone  con cui devo lavorare. Io penso che il cinema, ma soprattutto il set, sia un po’ l’arte dell’adattarsi. Ci sono tante variabili e l’elasticità delle persone con cui devi lavorare è fondamentale. Soprattutto in Italia con i budget che si stanno sempre più riducendo questa elasticità diventa qualcosa di fondamentale per creare qualcosa di vivo”.

Una domanda per gli attori che hanno dovuto affrontare i personaggi omosessuali. Come avete lavorato?
Eugenio Franceschini: “Io e Dario (Aita ndr.) già ci conoscevamo e avevamo già un feeling. Non ho avuto difficoltà ad affrontare questa tematica con lui”.
Dario Aita: “Personalmente non mi sono mai posto la questione, non mi sono chiesto come raccontare una storia d’amore e mi sono concentrato sugli stilemi di una storia d’amore. No, non parlerei di difficoltà”.
Eva Riccobono: “Nel mio caso il mio personaggio di Daniela (una ragazza lesbica ndr.) in questo film è incinta ed è un bel modo di rappresentare questa cosa, dare un’idea della famiglia moderna, la cosa più importante è il bimbo che aspetta ed è sentirsi amati e vivere nell’amore. Marco è stato coraggioso ad aver lanciato questo messaggio”.

Una domanda per Laura Chiatti. Molte coppie celebri del cinema italiano hanno lavorato a lungo in tanti film e anche te e Riccardo avete lavorato diverse volte insieme. Come lavorate insieme? Sareste proti a girare un terzo film della serie?
Laura Chiatti: “Io adoro Riccardo, più di quanto lui possa adorare me! Ci conosciamo da più di vent’anni, adoro il suo lato umano, quando incontri persone così è molto più facile lavorare. Lui sa come dirigermi personalmente, al di là dei registi, e ioho molto bisogni dei suoi suggerimenti”.

Interviene Scamarcio: “Si, anche se noi due non siamo d’accordo quasi su nulla: dal cinema alla politica”.

Riprende la Chiatti: “Lui è un attore vero, strutturato, non come me che in fondo non ho tutta questa passione per il cinema. E’ vero, siamo completamente diversi ma sotto alcuni aspetti, come nel caso dei veri valori della vita, siamo uguali”:
Riccardo Scamarcio: “Non le date retta perchè Laura è un talento puro, noi abbiamo iniziato insieme questo mestiere tanti anni fa nella serie televisiva “Compagni di scuola” e questo piccolo gesto di aiutarci in scena ci ha fatto molto bene”.

Infine una domanda per Maria Pia Calzone e Antonella Attili, protagoniste di un vero duello alla Eva contro Eva, rappresentanti del matriarcato del sud. Come è stato il gusto di mettere in scena questo duello? vi siete rifatte a una serie di archetipi per tratteggiare pregi e difetti delle donne meridionali?
Maria Pia Calzone: “In realtà, a dispetto del poco spazio dato all’improvvisazione in questo film, noi abbiamo improvvisato in alcuni momenti anche con Antonella. Noi avevamo una storia iniziata da prima e avevamo a disposizione due donne ironiche che cercavano di dare il meglio sul set. E’ stato molto divertente farlo, non ci siamo posti problemi cosi dotti”.

Antonella Attili: “Io ho avuto la possibilità di mostrare un nuovo lato di me, sono grata a Marco per avermi sdoganato come attrice comica. Sono fiera di aver dato tridimensionalità a un personaggio che poteva essere solo una macchietta e questo grazie alla libertà che Marco mi ha dato sul set”.

Nel finale appare a sorpresa Michele Placido che in extremis è riuscito a liberarsi da un altro impegno lavorativo per salutare stampa e colleghi. Immancabile una domanda flash.
Qual è il tuo punto di vista su questa operazione romanzesca e cinematografica?

Michele Placido: “Quando mi hanno chiamato la prima volta per il primo film ho subito aderito perché mi si dava la possibilità di fare un personaggio della mia terra appassionandomi alla storia e avendo anche al mio fianco un’attrice straordinaria come Maria Pia”.

Elena Bartoni                  
 

 


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