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Ballerina - Recensione

15/02/2017 | Recensioni |
Ballerina - Recensione

La forza di un sogno, la determinazione per raggiungerlo, la fiducia nelle proprie potenzialità. Ecco un messaggio sempre valido, anche quando a trasmetterlo è un film d’animazione.
Ballerina, film di produzione franco-canadese diretto da Eric Summer ed Eric Warin, racconta le peripezie di una giovanissima orfana, straordinariamente dotata per la danza, che fugge da un orfanotrofio nella campagna bretone per raggiungere Parigi dove spera di entrare in una famosa scuola di danza.
Teatro delle avventure è una Parigi fine Ottocento, colta agli albori dell’era industriale, una città in cui la Torre Eiffel è in costruzione e c’è grande fermento urbanistico.
E’ qui che arriva l’aspirante ballerina Félicie dopo una rocambolesca fuga dall’orfanotrofio in cui viveva insieme al suo amico Victor, aspirante inventore. Arrivata nella Ville Lumière, nel tentativo di entrare alla scuola di danza dell’Opera, la giovane danzatrice si imbatte in Odette, una ex ballerina che a causa di un incidente ha dovuto rinunciare alla danza e che lavora come donna delle pulizie in casa della perfida Madame Le Haut. La signora ha una figlia, Camille, altezzosa, viziata, ballerina dalla tecnica impeccabile ma priva di passione, determinata ad entrare all’Opera e ad ottenere un ruolo nel balletto “Lo schiaccianoci”. Ma, per un equivoco, Félicie assume l’identità di Camille ed entra alla scuola dell’Opera. Lì verrà presa di mira da Louis Mérante , severo insegnante di ballo che alla fine di ogni lezione elimina una danzatrice dalla sua classe. Alla fine del corso, l’allieva migliore avrà l’onore di danzare ne “Lo Schiaccianoci” accanto all’etoile dell’Opera. Grazie alle lezioni private con Odette che le insegna la tecnica che le manca, Félicie sopravvive nella classe di Mérante e fa amicizia con Rudolph, giovane principe della danza. Ma sul più bello, l’inganno di Félicie viene fuori scatenando l’ira di Madame Le Haut. La sfida con Odette per ottenere il ruolo nel balletto è aperta. Riuscirà il cuore di Félicie e battere la tecnica della bionda rivale?

A metà strada tra Flashdance e Billy Elliot ma in versione cartoon. Un sogno animato e perfettamente coreografato. Si, perché la novità di Ballerina risiede proprio nella danza: è cosa nota che il mondo del balletto si sia visto raramente nei film d’animazione, fatta eccezione per alcuni passaggi del 'cult' della Disney Fantasia . Nonostante sia stato realizzato dallo Studio L’Atelier Animation con un budget decisamente più basso rispetto ad altri film del genere (‘solo’ 30 milioni di dollari), e nonostante sia per certi versi meno tecnologicamente pieno di prodigi in CGI, il film risulta comunque tecnicamente riuscito (è stato girato in 'keyframe' ovvero animazione attraverso fotogrammi chiave). Direttore d’orchestra delle magie visive è Ted Ty, direttore d’animazione che ha alle spalle esperienze con Disney e Dreamworks. Le sequenze danzate in effetti sono il punto forte, caratterizzate da movimenti due volte più rapidi di quelli della realtà (vedere il duello finale tra le due rivali Félicie e Camille che danzano saltando dal palco alla platea e poi sulla scala dell’Opera per credere). Gran parte della magia si deve al talento dei coreografi, Aurélie Dupont e Jérémie Belingard, che hanno creato perfette sequenze danzate, rielaborate in fase di animazione. 
Ad aggiungere fascino alla favola, la Parigi del 1879, sfondo perfetto e accattivante cornice alle avventure della piccola danzatrice. La capitale francese è colta nel pieno delle importanti trasformazioni urbanistiche del barone Haussmann, la Torre Eiffel e la Statua della Libertà (forse non tutti i bambini che fu realizzata in Francia) erano in fase di costruzione.
Su questo bel fondale si svolgono le battaglie dei personaggi per raggiungere i propri sogni: in primo piano c’è il dualismo tra le due giovani danzatrici Félicie e Camille, cuore contro tecnica, cui fa da specchio la rivalità tra l’algida Madame Le Haut, elegante nouveau riche che guarda con sprezzo la plebe, dittatoriale mamma di Camille, e la Cenerentola Odette, ex ballerina ridotta a camminare con un bastone a causa di un infortunio. Non ultimo, il dualismo fra i due giovani pretendenti al cuore di Félicie, il monello Victor e il biondo e stupido talento della danza Rudolph.
Molti sono i richiami cinematografici, in primis Karate Kid modello dichiarato dagli stessi produttori per la forza del desiderio di superare se stessi, ma forte è anche il sapore da parabola dickensiana (evidente nel personaggio del piccolo aspirante inventore Victor, monello ribelle, una specie di Oliver Twist in versione animata, che finisce per lavorare come garzone nel laboratorio di Gustave Eiffel, mettendolo costantemente sottosopra).
Il messaggio del film è forte e chiaro ed è esattamente l’opposto di ciò che la severa madre superiora dell’orfanotrofio dice alla povera Félicie: “I sogni non si realizzeranno mai. Sono solo illusioni... La vita è spietata”.
Diverse le scene pirotecniche, tra le più riuscite, l’inseguimento dopo la fuga iniziale dall’orfanotrofio (lo slalom di Victor e Félicie a bordo di un carretto impazzito inseguito dal direttore del ricovero per orfani a bordo di una moto) e la resa dei conti finale tra la piccola Félicie e la ‘cattivona’ Madame Le Haut sulla testa della Statua della Libertà. In mezzo, la pura magia delle sequenze danzate, le parti più emozionanti di un film destinato (è doveroso sottolinearlo) quasi esclusivamente a un pubblico di bambine e mamme appassionate di danza. Vedere Félicie e la sua rivale che combattono a colpi di movimenti impossibili nella vita reale (piroette accelerate e salti al rallentatore che prolungano l’impressione di essere appese in aria, come il salto della grande scalinata dell’Opera) fa semplicemente sognare di essere “nell’era della danza 2.0” (parola di uno dei coreografi). 
Ballerina è un film che fa ancora credere nei sogni ed emana un’energia positiva, condita nella versione italiana da un brano costruito ‘ad hoc’ per la voce di Francesca Michielin (titolo non casuale “Tu sei una favola”). Ed è difficile non commuoversi quando la piccola danzatrice del film spiega perché balla: “Perché la danza fa parte della mia vita da sempre….  Mi fa sentire viva, mi fa essere me stessa”.
Si, è davvero questo il segreto della felicità. Sentirsi vivi ed essere se stessi, sul parquet di una scuola di ballo ma anche sulla strada che tutti i giorni percorriamo.

Elena Bartoni
 

 


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