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The Protector 2 – Recensione

Dopo alcuni anni dal successo del primo capitolo, torna Tony Jaa con The Protector 2 per fare felici tutti gli amanti dei film di arti marziali con buone sequenze d’azione, ma che infastidirà chi si aspettava di più. in particolar modo dal punto di vista narrativo, dove troviamo una sceneggiatura ridotta completamente all’osso.

Quando Boss Suchart, un importante proprietario di un campo di elefanti, viene ucciso, tutte le prove incastrano Kham (Tony Jaa), ultima persona ad aver visto la vittima viva. L’uomo è quindi costretto a darsi alla fuga, mentre i nipoti di Boss Suchart sono alla ricerca di vendetta. Una caccia all’uomo che porterà Kham nel bel mezzo di combattimenti clandestini gestiti da LC.

Già nel primo capitolo, sempre diretto da Prachya Pinkaew, ci eravamo messi l’anima in pace sulla speranza di vedere un bilanciamento tra impianto narrativo e quello d’azione. In questo capitolo, la situazione si ripete, se non peggiora addirittura, con una sceneggiatura banale, dai risvolti improbabili che è meglio accantonare per recensire questa pellicola.

Sì perché The Protector 2 bisogna prenderlo per quello che è: un film d’arti marziali, creato per dare piacere agli amanti del genere attraverso sequenze e combattimenti da togliere il fiato.

Se anche possiamo rilevare un leggero subplot dai risvolti politici, tutto passa in secondo piano davanti alle acrobazie, al limite dell’umano, e alle coreografie di Tony Jaa. Pinkaew prende il suo attore e lo pone al centro totale della pellicola, facendole diventare l’unico perno che permette di proseguire con la storia.

Nessuna struttura narrativa, solo struttura muscolare del protagonista che, con la sua fisicità, permette a The Protector 2 di diventare quasi avvincente, nonostante, a volte, il CGI faccia evidente cilecca.

Scene d’azione, alcune molto lunghe, che catalizzano completamente l’attenzione dello spettatore che, in questo caso, potrebbe chiudere un occhio sulla completa mancanza di coesione narrativa, preso com’è dalle acrobazie e dalle coreografie affascinanti e, perché no, avvolgenti.

La sceneggiatura, quella che c’è, pecca, anche nel non approfondire i propri personaggi, rendendoli delle figurine al servizio del protagonista, con il quale pensano solamente a prendersi a pugni e a calci.

The Protector 2 è una pellicola piena di difetti, ma che si lascia guardare, come detto, grazie alle sequenze d’azione che coinvolgono e permettono di chiudere un occhio su tutto quello che non funziona.

Sara Prian

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