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Necropolis – La città dei morti – Recensione

Cosa nasconde nel sottosuolo la ville lumière? Presto detto, il film di John Erick Dowdle, si propone di mettere a nudo proprio il mondo sotterraneo parigino, cercando di donare alla pellicola, semi horror, un tono culturale e storico, finendo per dar vita ad un’idea nuova di per sé valida, ma rovinata da una sceneggiatura e dei dialoghi troppo poveri ed inverosimili.

Scarlett (Perdita Weeks) è un’archeologa urbana esperta di alchimia che seguendo le orme paterne, è in cerca della pietra filosofale. Una spedizione quasi mortale in Iran le consente di scoprire un antico artefatto che contiene la chiave per identificare con precisione la localizzazione di una stanza segreta nell’intricato cunicolo di catacombe che si trova sotto Parigi. La spedizione, che conta anche un gruppo di esperti dei cunicoli sotterranei, ed alcuni colleghi come l’amico George (Ben Feldman) ben presto li farà lottare tra la vita e la morte.

Riciclando l’idea di The Blair Witch Project (1999), Dowdle insieme al fratello Drew, inoltra lo spettatore in un viaggio attraverso i cunicoli tortuosi e poco illuminati della necropoli parigina e proprio utilizzando la tecnica del found footage e delle riprese amatoriali, introdotta nel film anni ’90, lo trasporta in un ambiente claustrofobico e ricco di insidie.

Trappole, passaggi difficoltosi da valicare, vie d’uscita da trovare, il tutto testimoniato da una telecamera posta sul caschetto illuminato da una torcia, presente in testa a coloro che partecipano alla spedizione. Questa la modalità scelta per far vivere in prima persona al pubblico, le vicende di questa spedizione archeologica.

Accanto alle prodezze di certi e alle imbranature di altri, il viaggio all’interno delle catacombe non è solamente fisico, ma soprattutto psicologico. Sono proprio il cervello, i sentimenti, il passato e le colpe a terrorizzare maggiormente i partecipanti, che inoltrandosi sempre più giù, in quell’ambiente labirintico ed infernale, sembrano quasi dei personaggi danteschi.

Nonostante l’horror sia il genere prescelto, eccezion fatta per alcune figure demoniache o meno e mani e volti che compaiono all’improvviso, Necropolis – La città dei morti, di paura ne incute poca. L’azione e la concitazione dei fatti è l’elemento che senza ombra di dubbio tiene incollato lo spettatore, ma il difetto principale della pellicola è rappresentato da una sceneggiatura debole (poco approfonditi i temi del ricordo e dell’inconscio) e soprattutto dai dialoghi, che fanno letteralmente ridere il pubblico.

Il clima, smorzato da battute di spirito, fa si che il film possa essere quindi considerato riuscito, ma solamente in parte, ottime infatti le location scelte per l’occasione e buone le interpretazioni attoriali, quel che manca sembra essere la concretezza narrativa e qualche brivido in più. Peccato!

Alice Bianco

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