Bastardi in Divisa
Commedia atipica, che fa del credere in se stessi e del maturare, il suo punto focale, Bastardi in divisa di Luke Greenfield è una delle pellicole settimanali da evitare. Poche gags e costruite male, senza che lo spettatore possa accennare un benché minimo sorriso, storia alquanto vista e rivista, qualche briciolo d’azione, ma nulla più.
I protagonisti sono Ryan (Jake Johnson) e Justin (Damon Wayans Jr.) due trentenni annoiati e scontenti della loro vita, che cercano qualcosa in più. Un giorno decidono di vestirsi da poliziotti per una festa in maschera, ma quando vengono scambiati per dei veri agenti di polizia decidono di approfittarne e divertirsi un po’. Ben presto si ritroveranno coinvolti in un gioco pericoloso con un boss mafioso alle calcagna, Mossi (James D’Arcy).
Mettere insieme quattro comici come Jake Johnson (il Nick di New Girl), Damon Wayans Jr. (il Coach di New Girl), Keegan-Michael Key (visto in Parto col folle) e Rob Riggle (visto in Una notte da leoni), doveva essere l’arma vincente per creare un buon film divertente ed esilarante, le aspettative però, vengono deluse.
L’idea del regista e sceneggiatore Greenfiled (assieme a Nicholas Thomas) potrebbe essere riassunta in un noto detto ‘’l’abito non fa il monaco’’. È infatti la divisa da poliziotto l’elemento centrale del film, la scintilla che da vita alla narrazione, benché la pellicola sembra non decollare mai.
Da perfetti eterni ragazzini, i due protagonisti, indossando per finta i panni dei poliziotti, capiscono immediatamente che quella divisa, oltre che servire nel classico cliché di attirare le ragazze, riesce ad accrescere la loro stima, la sensazione di potere e di fare qualsiasi cosa vogliano.
Ed è proprio a questo punto che il film dovrebbe iniziare a prendere una piega diversa, a far divertire con gags nuove e comiche, ma a farla da padrone sono invece le banalità, la ripetitività delle scene e un’atmosfera divertente che fatica ad inglobare lo spettatore. L’unica nota positiva, l’arrivo di Andy Garcia, che riesce a dare un leggero cambio di tono, anche se il suo personaggio cade ancora una volta nella trappola del cliché.
La chimica fra i due protagonisti, le scene d’azione finali e la conquista del rispetto da parte dei colleghi di lavoro, rappresentano gli elementi riusciti del film, ma è chiaro che volendo dare un briciolo di sensatezza e moralità ad esso, Greenfield cade nell’inganno del già visto, imitando fin troppo l’idea brillante della serie Jump Street ed imprigionando i due protagonisti in un ruolo che è sempre lo stesso (come in New Girl), riducendo il tutto ad un semplice film di intrattenimento, che però non riesce nemmeno a portare a termine lo scopo prefissatosi.
Alice Bianco