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Fratelli unici – Recensione

Mettere uno accanto all’altro due ‘sex symbol’ del cinema italiano in una commedia è di sicuro un’astuta mossa pubblicitaria per un regista che vuole piazzare bene il suo film nella rampa di lancio delle nuove uscite autunnali. E così, eccoli i due fratelli unici, Bova e Argentero.
La storia è quella di due fratelli, Pietro (Raoul Bova) un chirurgo affermato che non sa più come si ama, e Francesco (Luca Argentero) un eterno ragazzino che lavora come stuntman ma che, soprattutto, non ha mai amato davvero.  Entrambi hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici. Ma un incidente fa perdere completamente la memoria a Pietro che ora è come un bambino. Dal momento che la ex moglie Giulia (Carolina Crescentini) non ne vuole più sapere di lui e sta per risposarsi con Gustavo (Sergio Assisi), Francesco è costretto a portarlo a casa e per la prima volta fare la parte dell’adulto. Inizia così una folle convivenza in cui i momenti tragicomici si svolgono sotto gli occhi della bella vicina di casa Sofia (Miriam Leone), irritata dalla superficialità di maschio ‘alfa’ con la quale Francesco cerca di rieducare Pietro. Ma quando Pietro, tornato all’innocenza di un bambino, incontra per strada lo sguardo di una donna che gli fa battere il cuore, scoprirà che, anche se si è dimenticato tutto, non si può dimenticare chi si è amato davvero. 
Un’altra coppia di fratelli sul grande schermo, ma questa volta il tono è da commedia di buoni sentimenti costruita ‘ad hoc’ sui bei volti dei due fascinosi protagonisti.
E così se ad Argentero (che con il regista Alessio Maria Federici aveva già lavorato in Lezioni di cioccolato 2 nel 2011) viene affidato il ruolo dell’eterno sciupafemmine, superficiale e ‘analfabeta’ dell’amore, sullo sguardo ‘da tenero’ di Bova viene ritagliata la parte dell’improvviso smemorato che torna ad essere un bambino (o un adolescente, la cosa non è chiara) da rieducare alla vita e ai sentimenti (ma anche all’uso corretto del bidet). Ed ecco partire la girandola di situazioni e personaggi: un’ex moglie trascurata per troppo egoismo, una figlia per cui si è stato un padre troppo assente, una vicina di casa sexy e bellissima (ma d’altronde quando si è state Miss Italia…) in cerca dell’amore vero (e ti pareva!), un nuovo promesso sposo superficiale e stupido (con la passione sfegatata per le pecorelle del presepe).
E va da sé che la ri-educazione sentimentale (e non) dello smemorato ex chirurgo porta a una ri-educazione anche del fratello minore che aprirà gli occhi su ciò da cui è sempre fuggito.
Una commedia contemporanea come tante ma che, più di altre, trasuda una prevedibilità quasi spiazzante ad ogni scena, un film esile che non manca di ricoprire di una patina di buonismo un finale scontatissimo.
Non c’è che dire: da due sceneggiatori esperti come Elena Bucaccio (autrice di serie televisive di largo consenso come Tutti pazzi per amore, Don Matteo, Ho sposato uno sbirro) e Luca Miniero (regista di successi sbanca-botteghino come Benvenuti al sud e Benvenuti al nord) ci si sarebbe aspettato qualcosa di più: meno banalità, meno errori e incongruenze, meno stereotipi.
Costellato di gag facili facili (tanto che si indovina la battuta prima ancora che venga pronunciata) e infarcito letteralmente da una pioggia di product placement che arriva a infastidire nel suo essere smaccatamente mostrato (o peggio, perfino recitato, vedere la tirata-spot della ragazzina su un progetto di ricerca eco-sostenibile) in faccia allo spettatore, Fratelli unici naufraga in una regia piatta ed elementare, tanto che, più che a un film, sembra di assistere a una sit-com dalla durata dilatata di un’ora e mezza. E non basta la citazione verdoniana di un agente immobiliare fin troppo solerte a strappare qualche risatina.
Un cast sprecato (Bova e Argentero, ma anche le brave Carolina Crescentini e Miriam Leone), un’occasione mancata, una commedia lievissima che perde la gustosa opportunità di far ridere e sorridere dei legami familiari più stretti e delle seconde opportunità che la vita è in grado di offrire.

Elena Bartoni
 

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