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Cristiada – Recensione

Dopo un’esclusiva prima mondiale privata in Vaticano, alla presenza dell’allora Papa Benedetto XVI, Cristiada (For Greater Glory) di Dean Wright arriva anche sui grandi schermi italiani. Un film che può essere definito colossal laico e che nonostante la sua lunghezza (più di due ore) riesce comunque a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, mescolando scene d’azione alla Storia, quella più sconosciuta, dando vita ad una pellicola forse un po’ troppo pretenziosa, ma con un cast ricco di star, un’ottima fotografia ed una storia avvincente.

Tra il 1926 e il 1929, il Messico visse una pagina drammatica della sua Storia e Cristiada mostra proprio come lo straordinario generale Enrique Gorostieta Velarde (Andy Garcia), stratega militare e uomo d’armi ateo, mise la sua esperienza a servizio della causa dei Cristeros, persone umili e religiose unite dal desiderio di difendere i loro valori e quelli del clero, scontrandosi con il Presidente del Paese, Plutarco Elìas Calles (Rubén Blades).

Religione, rispetto e libertà, questi i valori espressi a parole e dalle gesta dei valorosi Cristeros, che al motto di “Viva Cristo Re”, decisero di dichiarare guerra, e in questo caso, santa, contro il governo anticlericale e dittatoriale del presidente Calles. Un tema certo non facile da portare sullo schermo, soprattutto in un clima religioso così infuocato, ma grazie ad un cast stellare, Cristiada convince, anche se non appieno.

Ricordare ogni tanto quella persecuzione che nel mondo subiscono i cristiani e che passa inosservata, non è però cosa da poco, un progetto ambizioso e quasi unico, che verte soprattutto sul senso di libertà che diventa ragione di vita. Fin qui nessun problema, ciò che però è da criticare è la volontà del cineasta di “americanizzare” una pellicola che con attori meno importanti e minori effetti, avrebbe potuto essere più genuina e reale.

La rivoluzione, la forza dei giovani, dei sacerdoti e dei più piccoli, schierati per combattere contro il regime e le leggi ingiuste dettate da Calles, questa la vera forza del film. “Chi sei se non combatti in ciò che credi?”, così dice padre Christopher prima di venire ucciso dalle milizie del Presidente messicano ed è quella frase che li sprona ancor di più a combattere.

Tra scene d’azione impreziosite da ralenti, che vogliono replicare i classici colossal americani ed un’ottima fotografia e ricostruzione scenica, spiccano però Andy Garcia, il generale Gorostieta, colui che regge l’intero film, così come la figura del giovane Mauricio Kuri, José, un adolescente coraggioso ed audace che si immola a martire per questa causa.
 
Opera prima di uno come Wright da sempre attivo nel campo degli effetti visivi (Il Signore degli anelli – Il ritorno del re e Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio), Cristiada, nettamente diviso in due parti (la preparazione alla guerra santa e quest’ultima) rischia però di essere un mezzo polpettone, troppo infarcito di effetti scenici e star del cinema, con un buon ritmo narrativo, ma con quell’epicità difficile da digerire.

Alice Bianco

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