La Moglie del Cuoco – Recensione
Dopo un meritato successo al botteghino francese, La moglie del cuoco, di Anne Le Ny, sbarca anche in Italia; una commedia divertente, di quelle intelligenti e non volgari, che ormai il cinema d’oltralpe è lieto di offrirci da qualche anno. Un toccasana irriverente che mescola ironia, amore e cucina, tutto rigorosamente al femminile, per dimostrare come in un periodo di crisi economica e sociale, le donne si reinventino e riescano a creare fra loro delle relazioni particolari.
Marithé (Karin Viard) lavora in un centro di formazione e ricollocamento per adulti, ha un figlio ormai grande e i suoi migliori amici sono l’ex marito e la sua seconda moglie. Un giorno però, conosce Carole (Emmanuelle Devos) che si presenta alla sua scrivania dicendo di voler cambiare lavoro e di essere in cerca della propria vocazione. Carole è una donna ricca e fortunata, sposata ad uno chef stellato dal fascino contagioso, Sam (Roschdy Zem) ma si sente ad un bivio ed è convinta che anche Marithé, senza saperlo, lo sia.
Cambiamenti, relazioni vecchie e nuove, gioie, dolori e tante risate, questi gli ingredienti della nuova commedia francese di Anne Le Ny, che pone al centro la figura femminile, le sue diverse sfumature, decisioni e rapporti con il proprio e l’altro sesso.
Marithé ha qui il compito di guidare i cambiamenti delle persone, mentre Carole è in cerca di essi, da sempre vissuta all’ombra del marito in un ambiente borghese, è decisa a darsi da fare e crearsi una propria identità. Ad interporsi fra loro, il marito di quest’ultima, Sam, un affascinante cuoco che metterà zizzania.
Amicizia vera o meno, queste due donne, interpretate da una coppia di attrici affiatata, si condizioneranno a vicenda, creando un vero e proprio percorso d’evoluzione, che ruota intorno al perno del triangolo amoroso creatosi (Sam), ma che avrà poi una sua svolta con una riconquista dell’autostima da parte di entrambe.
La narrazione di La moglie del cuoco è di certo classica, ma l’intreccio narrativo si districa bene, tutto sembra essere ben studiato e le gags, come le scene d’amore, sono altrettanto ben costruite, così come le personalità dei protagonisti, in particolare le due donne.
Ecco quindi che fra la voglia di emancipazione, un uomo che si frappone fra le due protagoniste, l’elemento che ormai fa da fil rouge in tv e nelle commedie sentimentali, la cucina e il lieto fine, di certo nulla rappresenta una vera novità del panorama francese e mondiale, ma nonostante i topos comuni, la pellicola della Le Ny, con dialoghi frizzanti, una buona capacità di scrittura per rendere meno banale il tutto e un perfetto trio di attori, riesce nell’intento di far divertire e godere con spensieratezza della storia, tipico delle commedie francesi degli ultimi anni.
Alice Bianco