The Lies of the Victors – Recensione
Presentato nella sezione Cinema d’Oggi del Festival di Roma, The Lies of the Victors del regista tedesco Christoph Hochhäusler, è un vero thriller politico, fortemente ancorato alla realtà di oggi e al tema dell’etica giornalistica che si muove sul delicato confine che spesso separa la verità dalla pubblicizzazione dei fatti.
La storia è quella di Fabian Groys, un giovane giornalista che gode di grande libertà perché le storie che scopre fanno vendere il giornale per cui lavora. Nelle ultime settimane il giovane sta lavorando a un’inchiesta scottante: fondi neri dell’esercito tedesco utilizzati per trasformare le identità di alcuni ex militari invalidi in persone sane. Ma la storia sembra arenarsi perché l’informatore sta avendo dei ripensamenti. A complicare le cose, il capo di Fabian gli affianca una nuova stagista, Nadja. Pur di togliersi la ragazza dai piedi, Fabian gli affibbia un’indagine su una notizia che sule prime sembra assurda: un uomo si è ucciso gettandosi nella gabbia di un leone. Ma, con grande sorpresa di Fabian, l’indagine rivela sviluppi interessanti: l’uomo che si è gettato nella gabbia credeva di essersi ammalato di mente a causa delle sostanze tossiche inalate mentre lavorava per una società di riciclaggio a Gersenkirchen. Nadja ora deve condividere il suo lavoro con Fabian.
Ma accade che la loro indagine cattura anche l’attenzione di un’agenzia di PR che vuole mettere una pietra sopra lo scandalo delle tossine, o meglio, distogliere l’attenzione.
Non c’è dubbio che i temi trattati da Hochhäusler, qui al suo quarto film, siano di grande rilevanza: dalla verità-simulacro odierna, alla falsificazione deliberata, fino alla riflessione sulla cosiddetta “opinione pubblica”.
E proprio partendo da una seria indagine sulla reale provenienza dell’opinione pubblica (“che si esprime, viene lavorata, e aggiustata fino a che non si adatta”), il regista punta il suo focus sulle professioni che ruotano intorno a concetti chiave come l’impatto e la percezione. Proprio perchè spesso i giornalisti si trovano a dover fare i conti con un gruppo crescente di professionisti che non sono del tutto neutrali. Ed ecco i veri protagonisti del film: i lobbisti, gli spin-doctors e professionisti di PR, coloro che lavorano dietro le quinte. La pellicola di Hochhäusler è la storia di una di queste operazioni segrete abilmente orchestrate da questi professionisti. Fino a far cadere in una complessa rete di manipolazione due giornalisti.
Ed ecco l’inevitabile dito puntato contro quello che è l’attuale primato economico della Germania e i tanti episodi di corruzione che rodono dall’interno il suo sistema politico.
Su tanta carne al fuoco, Hochhäusler trova spazio anche per una citazione cinefila importante con un omaggio all’immortale Humphrey Bogart in una memorabile battuta sulla libertà di stampa nel film del 1952 L’ultima minaccia (Deadline USA) di Richard Brooks. Film ritenuto, per ammissione dello stesso regista, incredibilmente attuale per i temi da lui trattati.
Tirando le somme, The Lies of the Victors è un film ben scritto e diretto, dallo svolgimento complesso e intricato, un thriller dalle forti implicazioni politiche a la maniera del vecchio cinema di Sydney Pollack, un’opera coraggiosa che cerca di portare a galla gli oscuri interessi che operano sotto la superficie della “sfera pubblica”.
Perché come recita la citazione tratta dal poeta statunitense Lawrence Ferlinghetti posta dal regista alla fine del film: “La storia è fatta delle menzogne dei vincitori, ma non riusciresti ad indovinarlo dalle copertine dei libri di testo”.
Già, le menzogne dei vincitori, sotto la superficie delle false verità.
Elena Bartoni