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As the Gods Will – Recensione

Un gruppo di studenti giapponesi si ritrova coinvolto, come nel peggiore degli incubi, in un allucinante gioco al massacro. Bizzarre creature (la cui iconografia si rifà a tradizionali giochi) li sottopongono a prove ed enigmi, dove il fallimento equivale a morte atroce. Di tappa in tappa, le vittime non si contano. E’ Dio a volere tutto ciò? Vero deus ex machina del film è, per la verità, il regista Takashi Miike, signore incontrastato della duttilità e della prolificità nell’ambito del moderno cinema nipponico (e non soltanto). As The Gods Will è un importante tassello aggiunto nel mosaico della sua sterminata filmografia, rivelandosi una amabile e trascinante elargizione di anarchica follia. Molti i rimandi evidenti e le citazioni, certo, soprattutto da manga ed anime. Se i balocchi mostruosi possono ricordare l’indimenticato “Yattaman” da lui firmato nel 2010,  sul fronte narrativo e visivo vengono in mente anzitutto Battle Royale e, prima ancora, Gantz. Di quest’ultimo Miike riprende sia parte delle tematiche sia il gusto nel miscelare lo splatter con il grottesco ed il surreale, in modo da incuriosire e straniare lo spettatore prima ancora di sconvolgerlo. Non è però, al solito, meramente derivativo, e percorre la propria strada fino alle estreme conseguenze. Scatto ed inventiva nelle trovate, un montaggio eccelso, ed effetti speciali di prima qualità, contribuiscono ad un opera degna di essere inserita tra le più divertenti e nel contempo inquietanti mai concepite dall’eclettico cineasta di Osaka. La violenza, in alcuni punti al limite della tollerabilità, e lo humor macabro (quando non la comicità) sono assemblati in maniera indissolubile. Non sono assenti i passaggi più lenti, tipici di Miike, qui tuttavia circoscritti e funzionali all’approfondimento dei personaggi. Persino le battute finali, in apparenza maggiormente “convenzionali” rispetto a quanto abbiamo assistito in precedenza, hanno un loro perché. A parte gli eventuali discorsi esistenziali, il messaggio di fondo è probabilmente: i momenti più degni di essere vissuti sono quelli in cui, in sostanza, non succede assolutamente nulla. Non per tutti e, ANCHE, disturbante, si rivolge a chi apprezza la libertà creativa illimitata messa a disposizione di artigiani che sanno bene come disporne. Prendere o lasciare.

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