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Guardiani della Galassia – Recensione

Nel 1988 il piccolo Peter Quill, poco dopo aver dato l’ultimo saluto alla mamma morente, viene prelevato da un gruppo pirati spaziali. Divenuto adulto ruberà una misteriosa reliquia di forma sferica e presto la sua strada si incrocerà con quella di alcuni esseri dal doloroso passato: un’ assassina in cerca di redenzione, un guerriero assetato di vendetta, un procione geneticamente modificato e un albero umanoide. Dapprima ostili reciprocamente, uniranno le forze contro il malvagio Ronan, intenzionato a distruggere il pianeta di Xandar. Il progetto del Marvel Universe approda così alla decima tappa, quarto atto della cosiddetta “fase due” (la terza sarà avviata da Ant Man, nel 2015). Tenere pronti i fazzoletti per il prologo, un inizio tra i più struggenti e meglio diretti nella storia del cinema di supereroi. Quel che segue, dai titoli di testa in avanti, si muove in tutt’altra direzione. Azione ed ancora azione, inondata di impertinente ironia e di un citazionismo vintage situato in primo luogo nella colonna sonora. Preso come costoso luna park usa e getta non sfigura, e riserva discrete attrattive per il pubblico dei giovanissimi. Ha gradevoli trovate coreografiche, effetti speciali a volontà, vigore nelle scene di combattimento e dialoghi infarciti di battute spesso centrate. A non convincere è l’impostazione irrimediabilmente fracassona della regia, il procedere per accumulazione ad oltranza, per non parlare di una concezione dell’entertainment confinata nello “stupire stordendo”. Nessuna ricerca di un respiro epico coinvolgente, nessuna attenzione nel valorizzare la verve ed il carisma dei protagonisti. James Gunn non è evidentemente immune dal virus di Michael Bay, per quanto il versante scherzoso dell’operazione (analogamente, guarda caso, ai recenti Ninja Turtles da Bay prodotti) rappresenti un’ancora di salvezza e renda affrontabili 2 ore altrimenti da liquidare come stucchevoli. Consiglio per l’annunciato sequel: diminuire la fretta, aumentare pathos ed empatia.

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