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Black or White – Recensione

La nona giornata del Festival del Cinema di Roma ha avuto come ospite esclusivo Kevin Costner, protagonista di Black or White di Mike Binder, film presentato nella sezione Gala in collaborazione con Alice nella città.

Kevin Costner ha scelto di interpretare, produrre e finanziare una sceneggiatura che tratta delle discriminazioni razziali tra bianchi e neri, tema tuttora presente negli Stati Uniti e che ha avuto un peso importante nella storia americana. Tuttavia Black or White non è solo una storia che parla di razzismo ma anche di persone con difetti, verità e realtà mai così nette da inserire in categorie chiare e distinte come il giusto e lo sbagliato, il bianco e il nero.

Dopo aver perso sua moglie in un improvviso incidente stradale, Elliott Anderson (Kevin Costner), avvocato di Beverly Hills, si trova ad allevare da solo la nipotina di colore. La figlia di Elliott, madre della bambina, è morta di parto all’età di 17 anni, mentre il padre è un ragazzo con origini afroamericane, dipendente da stupefacenti e completamente inaffidabile. La famiglia di quest’ultimo, capitanata da Rowena (Octavia Spencer), porta in tribunale Elliott per cercare di ottenere l’affidamento della bambina.

Il dramma familiare, abbastanza comune, si tiene in equilibrio tra tragedia e commedia. I due nonni, Elliott (Costner) da una parte e Rowena (Spencer) dall’altra, si scontrano e confrontano ma sono anche complici, uniti dai sani principi che li muovono e dal bene che vogliono alla nipotina che hanno in comune.
A sua volta, anche Elliott ha dei problemi: seppur attento a non mettere a rischio la salute della nipote, è un alcolista.

Nessuno è perfetto e Black or White, tra serietà e ironia, racconta questa imperfezione dell’essere umano, ponendo sullo stesso piano una varia casistica di personaggi nella quale nessuno ha torto o ragione, tutti sono sulla stessa barca con problemi da affrontare e risolvere. In questo modo la questione razziale passa in “secondo, terzo e quarto piano” come afferma Elliott (Costner) nel monologo che riesce a ritagliarsi in tribunale cogliendo proprio il punto del film: una persona può piacere o non piacere, fare del bene o del male in base al proprio carattere; buoni e cattivi si trovano di tutte le “razze” (neri e bianchi) indipendentemente dal colore della pelle.

Ispirandosi ad una storia vera, Black or White si carica di retorica (forse troppa) e di messaggi positivi da trasmettere soprattutto ai giovani. Lo script non è così nuovo, corposo e di alto livello come ci si aspetterebbe da un film interpretato da Kevin Costner. Dopo una grande carriera il grande attore hollywoodiano può permettersi di cimentarsi in progetti di minor spessore ma alimentati da ottime intenzioni. Nonostante il film si adatti per contenuto e sostanza perfettamente al piccolo schermo, è sempre un piacere fruire di performance di grandi attori (nel caso specifico le scene in cui Costner e Spencer duettano in bravura), e che regalano sempre un po’ di commozione a quella parte di pubblico più romantico e dalla lacrima facile.

Elisa Cuozzo

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