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Doraemon – Il Film – Recensione

Era il 1973 quando, per la prima volta (ci sarebbero poi state altre due edizioni, rispettivamente nel 79 e nel 2005) appariva sugli schermi Doraemon, il gatto venuto dallo spazio. Dopo poco meno di dieci anni dal suo ultimo passaggio televisivo, si trasferisce (ancora una volta) sul grande schermo, in una nuova edizione 3D, diretto da Ryuichi Yagi e Takashi Yamazaki in un film che riparte da zero raccontando del primo incontro tra Doraemon e Nobita e del compito del gatto di insegnargli a proteggersi dai bulli che tormentano il bambino, innamorato, tra le altre cose, dalla bella Shizuka.

Doraemon – Il Film, titolo italiano di Stand by me Doraemon, si pone come un reboot della saga che, rimanendo completamente fedele alla sua anima di fondo, progredisce, come detto, dal punto di vista tecnico, con una pellicola in CGI che utilizza anche la stereoscopia.

Ma se questo è un look nuovo dovuto ad esigenze di mercato, quanto al bisogno di stare al passo coi tempi, il resto rimane inalterato: i personaggi, i settings sono gli stessi che ci hanno fatto sorridere nel manga, quanto nell’anime.

Il film riesce, con estrema duttilità, a piegarsi ai vari target a cui il film è indirizzato: non ci sarà bambino o adulto che rimarrà deluso dalla visione di questa pellicola, anche se per motivi ben diversi. I primi, infatti, riusciranno, come ormai è raro nell’animazione al cinema, ad entrare subito nella storia, a rivedersi magari in un Nobita alle prese con i primi amori e i bulli, mentre i più grandi viaggeranno sulla scia della nostalgia, ripercorrendo una storia che già conoscevano e che qui, però, trova anche una sorta di finale.

Si è letto in giro, ancora prima dell’uscita del film nelle sale, come molti al pensiero di un Doraemon in CGI storcessero il naso, appellandosi a quella bidimensionalità che lo aveva reso famoso. Beh siamo sicuri che rimarrano piacevolmente smentiti, perché i creatori del film conoscono alla perfezione i loro mezzi e li sfruttano con intelligenza, facendo leva anche su una fotografia coinvolgente e dettagliata. La stessa animazione risulta fluida sempre al servizio del racconto, che non sovrasta mai, continuando a mantenere come fulcro della sua ragione d’essere i sentimenti, l’amicizia e la forza che ognuno di noi deve trovare in se stesso per raggiungere i propri obiettivi.

Doraemon attraverso un linguaggio semplice ed universale riesce così, nuovamente, a conquistare grandi e piccini.

Sara Prian

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