Get On Up – Recensione
Dopo il successo di The Help (2011), Tate Taylor ritorna a parlare del mondo afro-americano in un film biopic sul famoso cantante anni ’50-’60, James Brown, Il Padrino del Soul. Get On Up offre però la possibilità di conoscerlo a 360 gradi: la leggenda e l’uomo dietro ad essa.
Il film, il cui titolo allude ad uno dei suoi brani più celebri, offre uno sguardo abbastanza oggettivo sulla musica e gli stati d’animo di Brown, guidando lo spettatore in un viaggio a ritroso: dalla sua infanzia trascorsa in estrema povertà, fino all’evoluzione in una delle figure più influenti del ventesimo secolo.
Il regista ha voluto sottolineare sin dall’inizio proprio questa ascesa ed ha catturato e dimostrato come genio e sregolatezza convivessero in Brown. Non era sicuramente cosa da poco, ma Taylor, ponendo parallelamente in contrasto le potenti performance di Mr. Dynamite, con la sua fragilità nella vita privata, è riuscito in maniera quasi convincente ad esprimere la vera essenza del cantante.
Il tutto a ritmo del soul e del rhythm and blues. L’istrionico e sopra le righe “Lavoratore Più Instancabile dello Show Business”, nel film si mette infatti a nudo e dimostra la sua genialità, che va a braccetto con la sua egocentricità e i comportamenti eccessivi; con lo spettro del passato, sempre a fargli “compagnia”.
Il Brown scelto da Taylor, Chadwick Boseman (a breve nel ruolo di Pantera Nera nei film della Marvel) è l’altro elemento di qualità del film, assieme a Octavia Spencer e soprattutto Viola Davis, un’ottima madre del Mito, dolorosa e drammatica, in contrasto proprio con il carisma e le movenze energiche del figlio.
Non tutto però, appare così perfetto. Se non fosse per il cast infatti, per la musica e il fascino della figura di Mr. Dynamite, il castello di sabbia si sarebbe sgretolato subito. Il biopic di per sé non apporta nessuna novità al genere, è ancorato alla classicità e nemmeno la scelta di Taylor di concentrarsi prevalentemente sul rapporto tra il protagonista e l’amico Bobby Byrd (Nelsan Ellis), è stata una scelta così azzeccata.
L’unica nota positiva che differisce, è essenzialmente grazie alle musiche, che riescono ad accompagnare le varie fasi di vita del protagonista. Quello che manca, tranne alcune scene toccanti, è però l’aspetto emotivo, sacrificato per dar più spazio al carismatico Brown personaggio.
Get On Up si dimostra quindi una pellicola valida, ma vuota nella sua originalità, un contenitore di musiche e spettacolo, ma superficiale negli aspetti più profondi. Il risultato non è certo da buttare via, ma ci si aspettava e si sarebbe potuto fare di meglio.
Alice Bianco