These Final Hours – Recensione
Approda sul grande schermo, l’ennesimo disaster movie sulla fine del mondo, questa volta made in Australia (presentato alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes 2014). La pellicola porta infatti la firma di Zach Hilditch, che dà vita ad una narrazione fantascientifica, ma intrisa di significati, dove diversi personaggi si vedono costretti ad interagire fra loro. Ecco quindi, che grazie alla componente umana e anche filosofica, il film risulta atipico rispetto agli altri del genere, ma comunque non riesce a convincere del tutto.
Perth, Australia, qui è ambientata la vicenda. James (Nathan Philips) nel suo ultimo giorno sulla Terra, prima che un asteroide impatti sul versante nord dell’Oceano Atlantico, attraversa le vie di una città ormai allo sbando e trascorre le ultime dodici ore partecipando alla festa delle feste, proprio per celebrare la fine del mondo. Lì si ricongiungerà con la fidanzata, ma prima, lungo il tragitto, si trova a dover salvare dalle grinfie di due pedofili, la piccola Rose (Angourie Rice), desiderosa soltanto di raggiungere suo padre.
Racconto apocalittico come tanti, These Final Hours si distingue proprio per la forte presenza dei sentimenti, delle sensazioni e delle reazioni. La morte è il capolinea per tutti, ma prima di arrivarci, sembra proprio che la pellicola inviti tutti a stringersi intorno ai propri cari. Anche se c’è qualcuno che ne approfitta invece, per la mancanza di regole, esacerbando il proprio istinto animale.
La tensione, l’adrenalina a mille e la volontà di redimersi, prima che tutto possa finire, sono il vero motore che spinge il protagonista ad affrontare gli ultimi ostacoli e fare un’opera buona. L’efferatezza con la quale punisce i due pedofili inoltre, carica ulteriormente la tensione del film e fa riflettere proprio sui sentimenti e le buone azioni.
Si tratta però pur sempre di banalità. Nonostante infatti la pellicola punti all’originalità, per il suo carattere filosofico, mettendo in evidenza la morale, il libero arbitrio e la possibilità del riscatto, These Final Hours, indugiando troppo su questi temi finisce quasi per cadere nel melenso.
Non tutto però è da buttare. La fotografia satura, la parte iniziale (mix di voci fuori campo, musica e stacchi di montaggio), una buona regia ed un ritmo costante che carica d’adrenalina la narrazione, questo disaster movie, tutto sommato sembra ben costruito, anche se è vero, non riesce a convincere appieno.
Alice Bianco