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I Vichinghi – Recensione

La mitologia sbarca al cinema con il film d’azione e d’avventura di Claudio Fäh, I vichinghi, un popolo con radici simili alle nostre, ma ancora avvolto in quell’aura misteriosa e pericolosa, che affascina. Questo fascino però, proprio con una pellicola come questa, si disperde facilmente, per lasciare il posto a stereotipi e scene d’azione costruite, un mix che finisce per rovinare una pellicola godibile.

Le vicende hanno luogo nei selvaggi paesaggi della Scozia, dove un gruppo di predoni vichinghi, sotto il comando del giovane leader Asbjörn (Tom Hopper), sbarca, per saccheggiare Lindisfarne del suo oro. Una violenta tempesta però manda in pezzi la loro imbarcazione e li intrappola nel territorio nemico: l’unica possibilità di sopravvivere è raggiungere la roccaforte vichinga di Danelage.

L’accoglienza non è però delle migliori, questi vichinghi sono infatti degli invasori ed è proprio dal loro arrivo sulle coste della Bretagna, che ha inizio l’azione. Hollywood e il suo influsso, sebbene si tratti di una co-produzione svizzero-tedesca-sudafricana, sembrano così farsi sentire, tra scene che ricordano molto la saga de Il trono di spade o film del passato, con protagonista questo popolo.

La vera epicità infatti non esiste, solamente qualche accenno e tentativo di creare un film di una certa qualità, reso vano da un vero e proprio smarrimento della pellicola stessa. Sono proprio gli stereotipi (il popolo rude, la guerra ed una bella figlia del re da conquistare) a far perdere la tramontana, includendo il film in uno schema fin troppo classico.

Certo non mancano i temi importanti come l’amicizia, il senso di appartenenza al popolo e l’onore supportati però da personaggi costruiti male, o meglio, anch’essi ancorati troppo al già visto, senza personalità se non il bisogno di dimostrare la loro possanza fisica, stretti nei ruoli tipici del leader, della bella di turno, del rinnegato ecc.

Senza ombra di dubbio, con una maggiore attenzione a questo aspetto, così come alla sceneggiatura, la pellicola avrebbe riservato più sorprese. Fotografia e scenografie infatti, non sono da buttare, l’aura mistificatrice, la voglia di incastonare nella magia e nel mito questo popolo, ci sono tutte, a “sporcare” l’atmosfera sono invece quegli elementi, poco accurati, che con la dovuta attenzione avrebbero reso la pellicola migliore, più ricca d’avventura ed emozionante.

Alice Bianco

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