I pinguini di Madagascar – Recensione
Madagascar è un franchise redditizio, guai a lasciarsi sfuggire occasione di trarne lauto profitto. Questo devono aver pensato alla Dreamworks, il cui sfruttamento intensivo di titoli e personaggi fa impallidire persino gli illustri competitors della Pixar. Dopo aver concesso ai quattro scatenati pennuti artici una serie tv dedicata, li manda allo sbaraglio in un lungometraggio colmo di avventura, azione e, naturalmente, comicità clownesca. L’inizio si svolge durante l’infanzia di Skipper e compagni, e narra il primo incontro con il quarto membro della compagnia: lo stralunato Soldato, fuoriuscito da un uovo fortunosamente salvato da distruzione. Al prologo segue il presente, dove il gruppo sarà impegnato in una lotta contro il tempo per salvare la propria razza dai piani diabolici della vendicativa (scoprite perché) piovra Dave. Loro alleati, ma in primis rivali, saranno gli agenti segreti (anch’essi animali) della squadra d’elite denominata Vento del Nord. Tra pericoli, battutine e capitomboli, i più deboli si faranno valere. Costruito su misura intorno al carattere iperattivo ed esuberante dei suoi protagonisti, è di conseguenza in linea con la maggioranza dei sequel d’animazione contemporanei. Chi rallenta è perduto, meglio contare su ritmi estenuanti ed inanellare gag con la rapidità di un fulmine. I personaggi, miracolosamente caratterizzati a tutto tondo e non imprigionati nella macchietta, più che agire nel contesto narrativo vengono letteralmente scagliati addosso allo spettatore. Tanta goduria, forse fin troppa, per i bambini, mentre il genitore rischia di uscire dalla sala un po’ scombussolato. La sua presenza accanto alla prole è però d’obbligo in quanto il meglio del divertimento, costituito da tocchi di humor paradossale e da citazioni sparse, non è sempre recepibile dai più piccoli. Quanti, ad esempio, capiranno il riferimento al clichè dell’eroe che dà le spalle alle esplosioni? Complessivamente la pecca principale di questo cartoon sta in una regia “di corsa”, tendente al passare in fretta da uno stimolo di risata all’altro, con l’effetto di non consentire alla potenziale ilarità il respiro necessario. Difetti secondari, comunque evitabili, consistono in un plot meno originale rispetto alle singole trovate (il piano di Dave è un chiaro prestito da Cattivissimo Me 2) e nell’ennesima rappresentazione degli Italiani tanto semplicistica da apparire grottesca. Per quanto scorrevole e ricco di invenzioni, alla lunga mostra il fiato corto e non supera la piena sufficienza. Arrendetevi al flusso ininterrotto di stimoli percettivi ed eccessi coreografici, senza aspettarvi miracoli.