La metamorfosi del male – Recensione
Dall’autore di Stay Alive (2006), un horror ambientato nel mondo dei videogiochi, questa volta William Brent Bell porta al cinema una pellicola dello stesso genere, ma diversa. Fa uso del più attuale degli escamotage (il found footage) per sopperire alla mancanza di idee, confezionando un film che strizza l’occhio agli aspetti scientifici, al thriller e al cinema del passato, dicendo poco di nuovo, ma riuscendo comunque a mantenere la tensione.
Al centro della vicenda c’è la famiglia Porter. I due genitori e il loro bambino vengono brutalmente attaccati mentre sono in campeggio in Francia e a sopravvivere è solo la mamma; si pensa subito all’attacco di qualche animale, ma poi risulta evidente che si tratti di omicidio. Viene arrestato il rozzo e disadattato Talan Gwynek (Brian Scott O’Connor) e la giovane avvocatessa Katherine Moore (A.J. Cook) lo difenderà. Talan è considerato molto pericoloso: in prigione viene tenuto in catene e museruola, temuto dai secondini e dagli agenti di polizia. Dalla mamma di Talan, Katherine apprende però che l’uomo soffre di una strana malattia di famiglia, che l’ha reso sin da piccolo lo zimbello di tutti. Ma sarà veramente lui il colpevole?
Indagando sulla natura umana, soffermandosi, anche scientificamente sul significato di bestia e di istinto animale, Brent Bell da’ vita ad una pellicola che riflette sul Bene e sul Male, con il chiaro intento di dimostrare come esso sia radicato nell’animo umano.
Ed è così che Talan, il protagonista preso di mira da tutti per il suo essere “bestiale”, a causa di una malattia genetica, diventa il simbolo di questa caccia all’uomo e al Male, che però nasconde significati diversi e soprannaturali.
È infatti affidandosi al sovrumano, ponendo da parte l’aspetto novità del film (l’approfondire gli aspetti scientifici legati al protagonista) che La metamorfosi del male, va fuori strada. Si rimette in carreggiata poco dopo, ma riprende la via tradizionale riacquistando i tipici elementi del genere.
Nonostante quindi nella pellicola, acquisti importanza l’indagine sull’aspetto psicologico di Talan e non solo, anche le personalità degli altri personaggi non sono ben approfondite. Le uniche qualità del film, risultano quindi essere il ritmo e il clima di tensione, ben sostenuto, malgrado alcune ovvietà e certi momenti abbastanza prevedibili.
L’ambizione di creare un film che si distaccasse dai classici del genere era presente, ma pare proprio che Brent Bell sia caduto nella sua stessa trappola. Ottimo l’esordio di Brian Scott O’Connor, ma una buona interpretazione del protagonista, non riesce certamente a fare de La metamorfosi del male una pellicola riuscita al cento per cento, ancor troppo ancorata a certe banalità e al cinema del passato.
Alice Bianco