Exodus: Dei e Re – Recensione
Era il lontano 1956, i colori facevano le loro prime apparizioni sul grande schermo, quando il grande Cecil B. DeMille ci regalava un film della durata di 220 minuti che è entrato nella storia: I dieci comandamenti. 2015 a riprovarci è Ridley Scott con Exodus, un film che dura metà, ma che non riesce nemmeno lontanamente ad avvicinarsi al kolossal degli anni Cinquanta, regalandoci un film che si lascia guardare, ma che manca completamente di mordente e di caratterizzazione dei personaggi principali.
Sì perché Mosè (Christian Bale), l’uomo che ha avuto il coraggio di sfidare il Faraone Ramses (Joel Edgerton) guidando 40.000 schiavi in fuga dalle piaghe d’Egitto verso la Terra Promessa è una delle macchiette più improponibili della storia accanto allo stesso Ramses. Scott sembra quasi dire al suo spettatore: “Sono personaggi conosciuti, che bisogno c’è che io ve li racconti di nuovo? Meglio che mi concentri sulla spettacolarizzazione e gli effetti speciali”.
Exodus è poi lontano dall’essere un film biblico, come lo era invece il film di DeMille, perché l’approccio che decide di utilizzare il regista è quello contemporaneo, che non ci va di definire profano, ma poco ci manca. Quindi nonostante venga assolutamente spontaneo pensare all’opera con Charlton Heston e Yul Brynner, bisogna anche allontanarsi dal quel modello e pensare di più al cinema classico di Ridley Scott e avvicinare questa pellicola ad uno sci-fi o ad un film d’ambientazione. L’opera, infatti, si concentra maggiormente nella creazione del setting, dell’Egitto, delle piaghe e di tutto quello che la tecnologia contemporanea può mettere in scena con l’aiuto del 3D. Il resto però rimane superficiale ed è la cosa che infastidisce di più.
L’interesse, infatti, doveva essere dettato dal rapporto tra Mosè e Ramses che qui è tutto accennato, senza attenzione, come se dovesse passare in secondo piano rispetto alle battaglie e all’epicità. Per Scott la Storia sembra non essere fatta di uomini, di persone che interagiscono tra loro, ma di eventi che si risolvono con la spada.
In questo film c’è tutto l’attuale di Ridley Scott, il cui cinema non riesce a trovare un equilibrio tra incanto e profondità psicologica, tra stupore e dialoghi piatti.
Certo non possiamo negare che Exodus vale la pena di essere visto per le scene spettacolari e per un approccio, originale, totalmente laico della storia, ma è anche e in particolar modo un’ occasione sprecata, soprattutto se si pensa al valore di Christian Bale e Joel Edgerton che, con una sceneggiatura diversa, avrebbero saputo dare sicuramente una prova magistrale, forse addirittura commovente, che qui viene inibita dalla voglia del regista di meravigliare gli occhi, dimenticando, ancora una volta, il cuore del pubblico.
Sara Prian