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Non sposate le mie figlie! – Recensione

Campione d’incassi 2014 nei cinema d’oltralpe, Non sposate le mie figlie arriva in tutta la sua irriverenza anche sul grande schermo italiano. Una perfetta e politically correct… ma non troppo, commedia, in quello stile tipicamente francese a cui Quasi Amici e le altre pellicole del genere, ci hanno abituati.

Al centro della vicenda ci sono Claude (Christian Clavier) e Marie (Chantal Lauby) Verneuil, una coppia borghese e cattolica che vive in una bella villa della provincia francese. Tre delle loro figlie sono sposate rispettivamente con un ebreo, un arabo e un asiatico e pregano che la quarta si sposi con un cristiano. La loro preghiera viene esaudita. Charles (Noom Diawara) però, il futuro marito della figlia minore, ha origini ivoriane. Alla delusione di Claude si aggiunge quella del padre di Charles, ex militare che non sopporta la colonizzazione europea.

Con la sua natura cosmopolita, il film di Philippe de Chauveron, nonostante cavalchi l’onda del successo delle commedie francesi, ha una sua personalità. Le tematiche sono simili a quelle portate in primo piano in Quasi Amici, ma Non sposate le mie figlie, oltre che parlare del diverso, si sofferma anche sul concetto di razzismo e dei pregiudizi verso gli altri e lo fa senza ipocrisia.

Il film, come i protagonisti, non ha peli sulla lingua. I dialoghi e gli argomenti sardonici, danno pepe alla trama, anche se come qualità, bisogna dirlo, siamo un po’ distanti dalla goliardia e spontaneità degli amati film che lo hanno preceduto.

Tra provocazioni, diffidenze, litigi e vivaci discussioni, il film cerca quindi di essere il più sincero possibile, con lo scopo ancora una volta, di fare dell’ironia su una situazione diventata comune nel mondo: il mix delle diverse etnie e religioni. Essere dotati di una mente aperta, lo dice la pellicola, è la soluzione per riuscire a far convivere le differenze.

I sentimenti poi, sono il punto di svolta per mettere a tacere i pregiudizi e le incompatibilità. Claude e André, il padre di Charles, per amore dei figli, sono entrambi in grado di trovare un punto d’incontro, in quella che sin dall’inizio è pura opposizione verso ciò che è diverso da loro.

Ricordando le tematiche dell’innovativo Indovinate chi viene a cena? (1967), il film di de Chauveron, riesce quindi nell’intento di esprimere una morale e dei concetti, ma la sua debolezza sta proprio nella comicità. Qualche risata è assicurata, ma niente più, Non sposate le mie figlie infatti, si riduce ad una mera pellicola pacifista, che vuol sottolineare come la pace e la condivisione siano possibili, tralasciando però tutto il resto. Tanta carne al fuoco, ma poco gustosa. Decisamente la prima comedy francese dopo anni, che sembra aver perso il giusto appeal, relegata a macchietta, esattamente come i suoi protagonisti.

Alice Bianco

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