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Il Settimo Figlio – Recensione

Se guardiamo il cinema degli ultimi anni è innegabile come il genere fantasy abbia perso un po’ di vista la sua ragion d’essere, seguendo più una strada teen che quella, ad esempio, del grande maestro Tolkien. Escludendo quindi le opere cinematografiche di Peter Jackson, il sottovalutato Stardust di Vaughn e Il Trono di Spade in tv, il fantasy si è inevitabilmente perso per strada. Ci han provato anche con l’adattamento delle Cronache di Narnia, ma lo scarso successo al botteghino non ha nemmeno permesso alla produzione di finire la saga. Eppure, proprio da Narnia e dal Principe Caspian, alias Ben Barnes, che nasce un altro eroe fantasy, Tom Ward, protagonista del Settimo Figlio di Sergei Bodrov, questa volta in un film sicuramente più godibile, ma con alcuni evidenti errori d’impostazione narrativa.

Siamo in una landa incantata, popolato da orchi, mostri, streghe e stregoni. Qui Maestro Gregory (Jeff Bridges), ultimo discendente di un ordine mistico di guerrieri, è alla ricerca del Settimo Figlio di un settimo figlio, l’eroe che, secondo la profezia, sarà in grado di possedere grandissimi poteri e finalmente sconfiggere Madre Malkin (Julianne Moore) e riportare l’ordine nel mondo.

Con il Settimo Figlio Bodrov cerca, in parte riuscendoci, di recuperare le origini del genere, di porre sullo schermo degli schemi riconoscibili, gli stessi che, se ci pensiamo, ci davano le maestre a scuola per comporre le nostre storie fantastiche. E quindi ecco l’eroe, con tanto di aiutante, con il suo oggetto magico (il bastone) a combattere l’antagonista, una Julianne Moore che non sembra completamente a suo agio nei panni di un villain fantasy. Dopo Charlize Theron come Ravenna in Biancaneve e il Cacciatore, anche la Moore, infatti, non riesce a far emergere completamente il suo talento in questa tipologia di ruoli.

Se da un lato, quindi, Il Settimo Figlio riesce a riprendere in mano le redini di un genere per troppo tempo abusato, dall’altro fatica  a caratterizzare i personaggi come dovrebbe. La sensazione che si ha è che tutto scivoli via troppo velocemente, che l’ora e mezza non basti per donare psicologie davvero interessanti ai protagonisti. Certo, Jeff Bridges e il suo Maestro Gregory sono quelli che ne escono meglio, ma il resto dei personaggi rimane troppo sulla superficie per poter dare più di una sufficienza a questa pellicola.

Peccato, perché la base buona c’era, eppure Bodrov non riesce ad uscire dal già visto nemmeno dal punto di vista visivo, dove mostri, ambientazioni e costumi seguono troppo il canone per poter creare meraviglia ad un pubblico abituato ad un certo tipo di CGI.

Insomma, il Settimo Figlio è una pellicola che fa il suo dovere d’intrattenimento, ma che non riesce ad uscire dallo stereotipo del già visto e che, molto probabilmente, avrebbe funzionato meglio come serie tv, dove si sarebbe potuto articolare di più un discorso che appare fin troppo superficiale.

Sara Prian

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