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Maraviglioso Boccaccio – Recensione

Quando a Venezia vedemmo per la prima volta Il giovane favoloso di Mario Martone, abbiamo iniziato a pensare che una certa tipologia di film, molto didattici, potesse avere un grosso valore anche al di fuori dell’ambiente scolastico, trasformadosi in vera e propria arte cinematografica. Assistendo, però a Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani, siamo davanti ad una sorta di involuzione del genere, ad un film, che film proprio non è e che, al di fuori delle quattro mura scolastiche, non sembra poter essere fruibile.

Certo ci sono cose molto interessanti, come il parallelismo tra la giocosità del racconto originale del Boccaccio e le paure che si possono ritrovare anche nei giovani d’oggi italiani, ma niente di più. E così ci ritroviamo in una Firenze del ‘300, resa irriconoscibile dalla peste, con sette donne e tre uomini in fuga nella campagna che impiegano il loro tempo raccontandosi novelle con un unico fil rouge: l’amore.

Maraviglioso Boccaccio è un’opera coraggiosa, ma che non riesce a brillare come dovrebbe, trovandosi bloccata all’interno di una struttura fin troppo teatrale che non riesce a commistionarsi con gli elementi tipicamente filmici, tanto che anche l’aspetto tecnico e artistico non riescono a convincere pienamente.

Il problema principale di questa pellicola è, infatti, un generico piattume che si espande su più parti. La regia, le interpretazioni, quanto la messa in scena e la fotografia non riescono ad avere spessore, ad uscire dal fattore cellulosa e divenire celluloide. Tanto che alcune parti risultano in maniera inevitabile, quanto involontaria, comiche e parossistiche.

Non c’è interpretazione, non c’è linfa vitale delle parole di Boccaccio che diventano cinema, ma una semplice riproposizione di un testo, così quasi come viene letto. La sensazione di essere tornata sui banchi di scuola è, infatti, grande e, a tratti, quasi fastidiosa. L’anima dei Taviani non traspare, quella che appare è, invece, l’anima di Boccaccio quasi fosse lui stesso a dirigere questa difficile opera, a depositare la penna, prendendo in mano la telecamera, rimanendo attinente in maniera fin troppo pignola alla sua sceneggiatura del 1349.

Maraviglioso Boccaccio è una pellicola che fatica a vivere al cinema, ma che avrebbe trovato il suo posto migliore in televisione e poi tra i banchi di scuola come sicuro in futuro accadrà.

Sara Prian

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