Io sono Mateusz – Recensione
Datato 2013 e dopo aver vinto riconoscimenti in giro per il mondo, arriva nelle nostre sale Chce sie zyc, Io sono Mateusz, del regista documentarista Macij Pieprzyca, in una storia intensa che evita sapientemente il pietismo, riuscendo ad affermare con forza il diritto d’esistenza anche di chi è affetto da una paralisi celebrale, come quella del protagonista Mateusz.
Basato su una storia vera, Pieprzyca ci porta a conoscere la vita di questo ragazzo considerato per 25 anni incapace di comprendere il mondo che lo circondava, fino a che, per puro caso, si scopre che è in grado di capire e ha un’intelligenza pari a quella degli altri, solo bloccata dalla paralisi.
Cogito ergo sum, penso e quindi esisto. Su queste tre parole latine si fonda Io sono Mateusz, un manifesto forte, diretto, di per sè semplice, che esprime il diritto di vivere, il diritto d’esistere al di là del corpo in cui ci troviamo “incastrati”. A fronte di ciò, la pellicola è narrata con una voce fuori campo proprio del protagonista che, fin da subito, fa capire allo spettatore di essere cosciente, presente, di poter raccontare lui stesso la propria storia.
Chce sie zyc, il titolo originale, significa “Vuole vivere” ed è il sentimento più forte che si sente aleggiare per tutto il film. Mateusz ha bisogno di esprimersi, sente il bisogno di farsi capire e, fin da subito, grazie proprio alla voice over, crea un filo diretto con lo spettatore, che si fa coinvolgere in un film che più delle parole, vive dell’espressività del suo magnifico protagonista: Dawid Ogrodnik. I suoi sguardi, i suoi gesti, sono lame taglienti che scalfiscono il pubblico e penetrano nel cuore, riuscendo a dare in maniera perfetta le sensazioni di un ragazzo come Mateusz, con un bisogno enorme di comunicare, bloccato in un corpo paralizzato. Allo stesso modo degno di plauso è Kamil Tkacz che interpreta il ragazzo da bambino; davvero un’interpretazione da Oscar.
La coscienza di Mateusz, come in passato quella del Sam di Sean Penn, rivendica se stessa, rivendica la propria dignità superando le barriere che la disabilità porta con sè. E’ un bisogno di essere presenti e, in questo caso, anche il titolo italiano aiuta in questo senso. “Io sono”, Mateusz che afferma se stesso, afferma di esistere, di non essere un vegetale, ma di comprendere la realtà che lo circonda come tutti gli altri.
Andrà tutto bene, è un altro mantra che viene costantemente ripetuto nel film di Pieprzyca. Si perché Io sono Mateusz è un film ottimista, pieno di forza di volontà con un protagonista esemplare che nonostante le sue limitazioni, non si fa abbattere dal destino. Il suo è uno sguardo curioso verso il mondo, la malattia c’è, la si vede, ma non diventa il perno su cui fermare tutta la sua esistenza e nemmeno la narrazione. Per lui non esiste la scuola eppure trova il modo d’imparare le materie e, come tutti gli adolescenti, è ossessionato dalle belle ragazze.
Sguardi. Sguardi continui che il regista, con sapienza, riesce a dare alla storia: il punto di vista di Mateusz sul mondo, il punto di vista del mondo su Mateusz e lo sguardo amorevole dei genitori e del fratello e quello più conflittuale con la sorella.
Io sono Mateusz è un film semplice quanto toccante, girato con maestria e attenzione, con una sceneggiatura senza tanti preamboli, ma che riesce ad infilarsi tra i migliori film di genere degli ultimi tempi.
Sara Prian