Se Dio Vuole – Recensione
Se Dio Vuole è l’esordio alla regia di Edoardo Falcone, uno che ha passato la sua vita a fare l’attore non protagonista e ad osservare bene il lavoro dei suoi colleghi. Non c’è da stupirsi quindi se la sua opera, scritta assieme a Marco Martini, funziona molto bene proprio grazie a tutto il cast e non solo Marco Giallini e Alessandro Gassman, sorprendentemente affiati e dai tempi comici quasi perfetti.
Sono, infatti, proprio la categoria dei comprimari, quella di cui faceva parte anche Falcone, ad esaltare questa commedia borghese, riuscendo a caratterizzare la struttura narrativa di un’ atmosfera vicina al paradossale, ma che proprio per questo risulta convincente e riuscita.
Tommaso è un chirurgo che vede il cuore solo come un motore, i sentimenti sono qualcosa di lontano da lui, nonostante sia sposato da anni con Carla, una donna piena di passioni e abbia due figli. Uno dei due, Andrea, sta studiando per seguire le orme del padre, ma un giorno ha un’epifania: vuole diventare prete. Inizia cosi per Tommaso una guerra contro il sacerdote che, secondo lui, ha plagiato il figlio mettendone in pericolo il suo brillante futuro come dottore.
Ma se Falcone è al debutto dietro la macchina da presa, ha già una comprovata esperienza di sceneggiatura in commedie italiane ben riuscite ed esilaranti come Nessuno mi può giudicare o Confusi e felici e qui, questa sua verve nella scrittura, la fa comunque valere tutta, regalandoci una pellicola gradevole che mette, finalmente, al primo posto le vicende e i personaggi. Non fraintendetemi, le gag ci sono, si ride e anche di gusto a volte, ma sono al servizio della storia e non, come capita troppo spesso, il contrario.
Ed è così che si sta ricostruendo quella Commedia all’italiana che, con il tempo, si era persa per strada e che trova nei nuovi registi e sceneggiatori come Falcone, il loro nuovo punto di partenza, dando a due bravissimi attori come Giallini e Gassman l’onere di dare ritmo alla vicenda, grazie ad una chimica, come detto, davvero esemplare. E per dar loro la possibilità di esprimersi, il regista, fa la cosa più classica della commedia leggera: mettere a confronto due personalità completamente opposte. Da questa regola aurea, Falcone dà il via ai meccanismi che dipanano la narrazione che arriva allo spettatore in maniera semplice nonostante un avvio non troppo liscio.
Se Dio Vuole accoglie in sè tutte le caratteristiche della commedia borghese ponendo un quesito, se sia meglio un figlio gay oppure prete, del quale non si vuole dare nessuna risposta dimostrandone l’assurdità anche solo del ragionamento, riuscendo però ben a delineare le caratteristiche di una società che ha bisogno di trovare davvero il significato della parola libertà.
Sara Prian