Avengers – Age of Ultron – Recensione
Marvel Cinematic Universe, avanti tutta! I fuochi d’artificio iniziano prima della comparsa del titolo, con un prologo traboccante adrenalina che funge da preludio per le successive disavventure. Grazie al recupero di un oggetto dai formidabili poteri, Tony Stark/Iron Man è ora in grado di sviluppare una creazione apparentemente risolutiva per il destino del nostro pianeta. Si tratta di Ultron, sistema di difesa autocosciente capace di garantire alla Terra sicurezza assoluta da minacce esterne. Ultron però identifica il genere umano come una minaccia da eliminare in nome della… inevitabile evoluzione della specie. Siamo condannati? Non se i Vendicatori sapranno restare uniti. Al timone ritroviamo Joss Whedon, la cui regia si conferma svelta e potente come i super-eroici protagonisti, arrivando anzi a centrare qualche bersaglio in più rispetto al primo Avengers da lui diretto nel 2012. Accentua e valorizza la componente ironica, cosparge i dialoghi di sagace malizia, concede inedito spazio all’intimità tra i personaggi. Porta così in superficie i loro rapporti interpersonali e l’umanità dei caratteri, tanto da approfondire l’empatia e l’affetto da parte dello spettatore. Tutto questo ruota intorno al consueto cardine spettacolare della pellicola, vale a dire un fiume di action a dir poco impetuoso. La lotta e la deflagrazione si espandono fino a proporzioni ciclopiche, esaltate dal vortice virtuosistico delle coreografie dei combattimenti, e nel finale il catastrofismo apocalittico lascia a bocca aperta. Gestire in sintonia leggerezza ed eccessi non è semplice, talvolta si scade infatti nello sbrigativo o nel frastornante, ma il merito di Whedon non sta nell’eseguire una combinazione perfetta bensì nell’essere riuscito bene o male a compierla. Nell’impresa lo assiste un cast in forma ottimale, da una Scarlett Johansson più sensuale che mai all’ineffabile Robert Downey Junior, a loro volta coadiuvati dalla presenza scenica dei nuovi arrivati. Aaron Taylor-Johnson è letteralmente mimetico ed irriconoscibile nell’impersonale Quicksilver (lontano dalla stralunata interpretazione fornita da Evan Peters, eppure a suo modo accattivante), mentre Elizabeth Olsen lo affianca con grazia nei panni di Scarlett Witch. Quanto a Paul Bettany, la sua performance emana un carisma ai confini dell’epico, nonostante la brevità e la limitata espressività (somatica) del ruolo. 140 minuti di goduria, in gran parte sopra le righe, però mai indigesti perché orchestrati dalla mano di chi la sa lunga nel campo dell’intrattenimento.