ROAD 47 – Recensione
Si avvicina la data storica del 25 aprile, Giorno della Liberazione e sul grande schermo arriva Road 47, un docu-film del regista portoghese Vincente Ferraz. Una pellicola itinerante sulla Seconda Guerra Mondiale, che si sofferma su una realtà storica poco conosciuta: quando il Brasile liberò l’Italia.
Il film è ambientato nell’Appennino Tosco-Emiliano, nel dicembre 1944. Un gruppo di genieri della Forza di Spedizione Brasiliana (FEB) appunto, tenta di notte di neutralizzare uno dei numerosi campi minati tedeschi, lungo la Linea Gotica: una mina esplode, uccide due di loro e il reparto, preso dal panico, si disperde nella terra di nessuno. Per i cinque sopravvissuti inizia un viaggio in mezzo alla neve, dove incontrano prima una postazione avanzata americana abbandonata, poi un corrispondente di guerra brasiliano, un soldato repubblichino che ha disertato e cerca di raggiungere la famiglia, una pattuglia tedesca e un sergente che vuole abbandonare l’esercito.
Sta proprio qui l’originalità del film, nel narrare e mostrare un lato nascosto della Guerra, purtroppo assai nota. Ferraz, al suo terzo lungometraggio, volendo commemorare il conflitto, ma soprattutto i brasiliani, che con un portoghese come lui hanno in comune principalmente la lingua, porta in scena la storia dell’unico esercito latino-americano che affiancò gli alleati nel percorso di Liberazione.
Road 47 è un docu-film proprio perché le vicende narrate, anche se sconosciute, sono accadute veramente. Ciò a cui più fa riferimento e tiene a precisare il regista, è la difficoltà fisica e non solo, affrontata da questi uomini.
È proprio grazie all’unico italiano, Sergio Rubini, che traspare tutta questa inadeguatezza e le difficoltà incontrate. La sua voce narrante accompagna lo spettatore, che si ritrova a dover fare i conti con la dimensione psicologica e il lato umano dei soldati, le loro debolezze e le loro fragilità, in un continuo sentirsi fuori posto nell’inverno italiano, costretti a sottolineare continuamente che non sono americani, ma brasiliani.
Il film riesce a descrivere in maniera adeguata i sentimenti e le sensazioni provate dai soldati, ma non solo, nel loro cammino, tra le difficoltà, trovano anche con chi fraternizzare e chi no, dimostrando che quella linea di confine che divide Bene e Male e Buono e Cattivo, in realtà non esiste.
Un buon film corale, Road 47 riesce a mescolare bene realtà e finzione, una buona prova d’autore, con buone interpretazioni e un’attenta cura dei dettagli. Nel 2015, anno in cui ricorre il 70esimo anniversario della Liberazione nazionale, una pellicola del genere è doverosa, perché riesce con le sue emozioni e la sua realtà, a commuovere e far riflettere tutti.
Alice Bianco