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Forza Maggiore – Recensione

Ci sono dei punti nella nostra esistenza che chiamiamo fermi: siamo certi che quelle cose o persone non cambieranno mai, che saranno sempre lì per noi, ad assicurarci un porto sicuro dove approdare. In fin dei conti noi, per loro, faremmo lo stesso. Ma siamo davvero sicuri che metteremmo la loro vita prima della nostra e che loro farebbero lo stesso? Questa è una delle domande che si pone Ruben Östlund in Forza Maggiore, un dramma coi fiocchi che riesce a bilanciare con sapienza la suspance e l’ironia con quel pizzico di assurdità vicino al cinema di Roy Andersson.

La pellicola racconta la storia di Tomas, Ebba e dei loro figli, tutti in vacanza sulle alpi francesi e che rieschia di essere travolta da una valanga. Un evento tragico che porterà i protagonisti a confrontarsi con loro stessi e le loro reazioni, capendo che non si finisce mai di conoscere davvero una persona.

Östlund parte da questo evento e costruisce un viaggio psicologico ed introspettivo di un uomo che deve fare in conti con le proprie decisioni tanto quanto le proprie azioni. Una situazione che costringe il protagonista a mettersi in discussione come essere umano, come marito e come padre. Il regista, attraverso lunghe inquadrature a camera ferma e dialoghi irriverenti e brillanti, mette lo spettatore nella posizione di riflettere su quanto l’uomo civilizzato, messo in certa situazione, faccia emergere la sua parte più animalesca, più selvaggia.

Una considerazione complessa, ardita, ma ricca di spunti che Östlund riesce a cogliere in pieno alcuni aspetti dell’uomo moderno circondato dai media, ma completamente incapace di comunicare emozioni e sentimenti.

Forza Maggiore è un film dedicato proprio a questo, al nostro cuore e alla nostra difficoltà e vergogna di esprimere quello che proviamo e che il regista svedese mette in scena con grande talento e attenzione, portando lo spettatore  a districarsi tra divertimento e turbamento.

Sara Prian

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