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La Voce – Recensione

Mondo dello spettacolo e servizi segreti, ma soprattutto la storia di un artista molto bravo, un imitatore, costretto a mettere il proprio dono a servizio di un potere più grande, che a poco a poco lo distrusse, spinto nella spirale del pericoloso gioco. Ispirato alla vita di Alighiero Noschese, comico ed imitatore degli anni ’50-’60, il film di Augusto Zucchi altri non è che un thriller/noir con qualche difetto, ma che nel complesso regala una pellicola quasi d’altri tempi.

Il protagonista è Gianni (Rocco Papaleo) un bravissimo imitatore capace di “rubare” la personalità di chi imita non riuscendo però ad affermare la propria. Questo e il senso di colpa per aver preso parte ad uno schema criminale servendosi proprio della voce, lo ha portato al suicidio. Anni dopo la figlia Giulia (Giulia Greco) indaga sulla morte del padre cercando di scoprirne le ragioni e comincia la sua ricerca dallo psicanalista di Gianni percorrendo anche la pista delle collaborazioni di suo padre con magistrati, servizi segreti, produttori televisivi, giornalisti, ministri ed escort.

Zucchi, prendendo spunto dall’eterna tematica dell’artista appassionato che si immedesima talmente tanto nei suoi personaggi da diventarne un tutt’uno, ha così imbastito La voce, che vede come protagonista un istrionico Papaleo.

Per Gianni, ormai defunto, riconoscersi allo specchio e affermare la propria identità, era diventato difficile. La sua storia viene ripercorsa grazie alla figlia, investigatrice in questo thriller/noir psicologico, che dimostra come la carriera e la bravura di un artista rischi di essere sottomessa al potere e al desiderio del successo.

Ed è proprio questa atmosfera di intrigo, mista alla tematica del caos di personalità e rapporti, a dare un discreto ritmo alla narrazione e a mostrare uno scorcio di quell’Italia anni ’50-’60, che spinse il vero Noschese al suicidio nel 1979.

Sebbene si tratti di un noir, in La voce si susseguono anche momenti a tratti comici, grazie alla versatilità di Papaleo, con altri invece più cupi, grazie alla fotografia ricca di contrasti di Fabio Delle Fratte e Aldo Di Marcantonio.

A convincere meno è la co-protagonista, una giovane ed ancora inesperta Giulia Greco. A risollevare la qualità del cast sono però il regista stesso nei panni dello psicanalista e Antonia Liskova, che interpreta l’amante di Gianni.

Probabilmente più adatto al piccolo schermo che non al cinema, La voce finisce per essere nel complesso un film discreto, senza troppe pretese, con idee originali, ma qualche difetto di narrazione, che ricorda ed incarna però, il cinema italiano di qualche decennio fa.

Alice Bianco

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