Affare fatto – Recensione
Ken Scott, conosciuto per Starbuck (2011) e Delivery Man (2014), ripropone al cinema una delle sue commedie atipiche, che oltre alle gags e alla comicità, anche se qui in minor quantità, riesce a trasmettere un messaggio sociale ed umano. Impresa non riuscita però con il suo Affare fatto, che nel suo intento di affrontare un tema serio, finisce per creare solamente caos.
Il protagonista è Dan Trunkman (Vince Vaughn,) un imprenditore coraggioso che con i suoi due soci, Timothy (Tom Wilkinson) e Mike (Dave Franco), è deciso a far decollare la propria azienda. I tre si recano allora in Europa per concludere il miglior affare della loro vita, un normale viaggio di lavoro però, si trasformerà in qualcosa di più fra fermate, incontri sessuali e sperimentazioni di tutti i tipi.
L’uomo di mezza età vicino alla pensione e al divorzio, un giovane inesperto ed imbranato, un imprenditore agguerrito e padre di due figli un po’ problematici, questi sono Timothy, Mike e Dan, il trio compatto, ma poco ben amalgamato e assai deludente.
Dave Franco, che doveva essere l’anima del film, è in verità il più sciocco, che crogiolandosi nella stupidità del suo personaggio, delude e allenta il ritmo del film. Vaughn, con il suo doppio ruolo di imprenditore capo e padre è il personaggio meglio riuscito, che mantiene salde le redini di questo film “imbizzarrito” e caotico, mentre Wilkinson è la macchietta di se stesso, il suo fingersi ringiovanito finisce quasi per sortire l’effetto contrario.
Il vero scopo di Scott, assieme allo sceneggiatore Steve Conrad, era quello di trasmettere un messaggio sulla società d’oggi, dedita al lavoro (geniale l’idea dell’uomo d’affari esposto come esperimento sociale in mostra), al mito del vincente contrapposto al perdente e con un occhio attento verso il tema del bullismo e del cyberbullismo.
Il tutto però, passa in secondo piano, si perde nei meandri delle gags poco riuscite, della comicità banale e surreale, tralasciando quello che di buono c’era. Prendendo esempio da film come Una notte da leoni o Come ammazzare il capo ed essere felici, Affare fatto perde quindi la sua identità, finendo per essere una commedia poco comedy, senza un briciolo di significato.
Alice Bianco