Le Badanti – Recensione
Marco Pollini firma il suo primo lungometraggio e come specifica prima dei titoli di coda, lo dedica “alla vecchiaia e al passato, ma anche a tutti i giovani che ancora cercano la loro strada”.
Al centro della vicenda Irina (Anna Jimskaya), Carmen (Nadiah, M.Din) e Lola (Samantha Castillo) tre giovani extracomunitarie arrivate in Italia per costruirsi un futuro migliore. Irina è russa ed è finita a fare la lavapiatti per il suo ex fidanzato italiano; Carmen viene dall’Estremo Oriente faceva da badante ad un vecchio ormai morto; Lola è sudamericana e balla alle feste private di uomini ricchi e lussuriosi. Quando si presenta loro l’opportunità di lavorare come badanti presso una casa di riposo per anziani, decidono di accettare. Da quel momento però le tre donne diventano il bersaglio degli scherzi degli anziani e devono trovare il modo di far cambiare loro idea, mentre nel frattempo dovranno salvare la casa di risposo dai progetti del suo avido direttore.
Prendendo spunto da un tema comune come quello dell’immigrazione ed in particolar modo sottolineando l’importanza della professione di badante in un Paese come l’Italia, con un alto tasso di anzianità, Pollini, assieme agli sceneggiatori Peppino Crea e Giovanni Dentici, ha dato vita a Le badanti, una commedia che affronta l’incontro-scontro fra generazioni diverse, fra pregiudizi e culture diverse.
Tante buone intenzioni quelle del regista e del cast artistico e tecnico, il risultato però, è dei più deludenti. La recitazione delle tre ragazze è grossolana, troppo forzata, così come quella degli attori più anziani; i dialoghi sono costruiti con battute preimpostate ed è quindi impossibile entrare in empatia con i personaggi, relegati tutti a macchiette, imprigionati nei loro ruoli cliché.
A strappare qualche risata Pino Ammendola e Alessandro Bressanello, anche se in generale la forzatura delle scene è piuttosto accentuata. Persino le difficoltà linguistiche sono poca cosa, un ostacolo facilmente aggirabile rispetto all’intera fattura del film, che delude per la sua ingenuità, in tutti i campi.
Nemmeno la regia si può definire buona, Pollini ritrae il paesaggio veronese e gli abitanti della casa di riposo con riprese in bilico fra una fiction e un documentario amatoriale, per non parlare di alcune inquadrature, che in fermo immagine potrebbero venire associate ai fotoromanzi stile Grand Hotel.
Non c’è nulla di salvabile in Le badanti, se non forse il messaggio sociale che si voleva trasmettere, andato però perduto in questo turbinio caotico di cliché, recitazioni posticce, inquadrature e stile, che di per sé rimangono elementari.
Alice Bianco