La regola del gioco – Recensione
Tratto da una storia vera, il nuovo film di Michael Cuesta è un’avvincente avventura giornalistica, che si inoltra nei meandri della politica più sporca e segreta degli anni ’90 americani, facendo trasparire il vero motivo per cui si dovrebbe fare giornalismo: raccontare la verità.
È il 1996 e Gary Webb (Jeremy Renner) reporter per il San Jose Mercury News è un idealista e nel suo piccolo vuole dare voce alle ingiustizie. Quando una donna lo avvicina proponendogli di indagare sul governo americano e di persone di spicco invischiate nello spaccio di droga, Gary prende la palla al balzo. Scoprirà che forse la CIA ha favorito lo spaccio di crack negli anni Ottanta, per pagare i finanziamenti ai ribelli del Nicaragua, ma fino a che punto potrà pubblicare questa storia?
Deontologia giornalistica, prove confutabili o mancanza di esse, minacce e pericoli in agguato, con questo si deve confrontare Webb, interpretato ottimamente da Renner. Davanti alla realtà dei fatti, i più illeciti, che i potenti cercano di nascondere, un semplice reporter minore, indagando, riesce a fare la scoperta del secolo.
Wikileaks, il caso Snowden, questi gli scandali del nuovo millennio, quello delle informazioni gratuite attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, ma l’America degli anni ’90, oltre al più famoso scandalo Clinton-Lewinski, dovette fare i conti proprio con le scoperte di questo reporter, la cui notorietà crebbe in un batter d’occhio.
Dalle stelle alle stalle però, perché svelare segreti, intrighi di potere e fare nomi e cognomi, soprattutto senza vere prove che attestino la veridicità di ciò che si è scritto, può far precipitare dal culmine del successo al baratro della rovina della propria reputazione, il tutto in pochi attimi.
Il film è infatti strutturato e diviso in due, proprio per segnare questa spaccatura emotiva, psicologica ed affettiva, dopo l’uscita della notizia sul San Jose Mercury News. Il regista ha infatti indagato molto sul personaggio di Webb, delineandolo in tutte le sue sfaccettature e creando una pellicola ricca di suspense ed azione, senza ricorrere a sparatorie ed effetti speciali.
Coraggio, azione, verità e giustizia, queste le armi vincenti de La regola del gioco, un film politico che è ben altro, è la parabola di vita di una professione, un noir che si muove sui binari della semplicità, arrivando al culmine per poi cambiare registro e mettere in primo piano i sentimenti.
Cuesta ha imbastito in maniera più che buona un dramma sociale ed umano che fa leva sulla bravura del suo protagonista e grazie ad una narrazione senza fronzoli, creata appositamente per attirare lo spettatore, non annoiarlo, come spesso accade con questo genere di film.
Alice Bianco