Giovani si diventa – Recensione
Dopo aver affrontato la storia di una 20enne in bilico fra l’adolescenza e la maturità in Frances Ha (2012), Noah Baumbach osserva il suo contrario, l’incapacità di accettare il trascorrere del tempo per due come Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts), i protagonisti di While We’re Young – Giovani si diventa.
Lui è un regista di documentari in crisi creativa e lei una produttrice, a cui non manca niente se non la giovinezza di un tempo. Quando si imbattono nei giovani Jamie (Adam Driver) anche lui regista di documentari e Darby (Amanda Seyfried) e cominciano a uscire con loro, la vita di Josh e Cornelia cambierà, adeguandosi al loro stile di vita esuberante.
Baumbach, sempre attento ai rapporti tra le persone e all’idea di famiglia, mette qui a confronto due coppie: una nata negli anni ’80 e l’altra degli anni ’60-’80. Jamie e Darby sono i vintage, 25enni che recuperano oggetti, musica ed abitudini della generazione precedente e li personalizzano per affermare la propria identità, mentre Josh e Cornelia, seppure 40enni, sono invece attaccati alle comodità del 21 secolo e all’idea di rivivere una nuova giovinezza.
Il personaggio di Adam Driver ha una doppia faccia, è positivo e negativo, è spensierato e fa le cose spontaneamente, al contrario di Josh, un Ben Stiller come al solito impacciato, che si affida a Jamie per ritrovare il giovane se stesso e finendo per rendersi conto che arrivati i 40 non si può tornare indietro e cambiare come si è.
Due coppie, ambedue tratteggiate con dovizia di particolari, la cui vita si interseca per caso, in cui vecchie e nuove esperienze si mescolano per costruire una narrazione sulla quale riflettere. La vera abilità di Baumbach sta proprio nella sceneggiatura, oltre che alla regia; quella che all’apparenza pare una spensierata commedia infatti, assume piano piano i contorni del thriller, incentrato sul potere del divenire, del voler essere ciò che non si è e della gelosia.
I riferimenti al maestro Woody Allen sono percepibili sin dall’inizio, ma il regista, avvicinandosi alla pellicola con la semplicità, genuinità ed attenzione al dettaglio che lo contraddistingue, riesce a farlo proprio. Lo spettatore più attento si farà coinvolgere sin da subito.
Baumbach ancora una volta gioca con le stagioni della vita e l’età anagrafica, riuscendo però a fare dire e fare qualcosa in più rispetto alle sue opere precedenti. Ingannando Josh, inganna anche lo spettatore e cambiando registro a metà, aumenta la suspense.
L’unica pecca, se proprio se ne vuole trovare una, è sono i personaggi femminili, che rispetto ai colleghi non sono così approfonditi. Nel complesso però, questa pellicola così vintage e bohemienne, ma sempre in grado di far riflettere su se stessi, è un piccolo gioiellino.
Alice Bianco