Il fidanzato di mia sorella – Recensione
Lo charme degli interpreti è da sempre uno degli ingredienti principali di ogni commedia romantica che si rispetti. A rendere la sophisticated comedy uno dei filoni di maggior successo della Hollywood degli anni d’oro è stato proprio il fascino intramontabile dei suoi protagonisti, divi e delle divine del mondo di celluloide.
E proprio su questo mix vincente (in versione 2.0) è stata modellata la commedia Il fidanzato di mia sorella interpretata da un tris di attori che mescolano fascino e sensualità: l’ex 007 Pierce Brosnan, la caliente ‘chica’ messicana Salma Hayek e la bellissima attrice statunitense Jessica Alba.
La storia è quella di un professore di poesia romantica che si ritrova invischiato con due sorelle.
Richard Haig (Pierce Brosnan), professore di Cambridge con il vizio delle belle donne, sta per diventare padre ma ancora non lo sa. La madre del suo bambino è una giovane studentessa americana, Kate (Jessica Alba) che ha frequentato il suo corso. Ma ancora prima di apprendere la notizia, Richard incontra casualmente in un locale una frizzante e sensuale scrittrice di romanzi, Olivia (Salma Hayek), alle prese con una serie di disastri sentimentali. Subito dopo scoprirà che Olivia, l’unica donna capace di tenergli testa e di mettere in dubbio i suoi comportamenti da eterno don Giovanni, è la sorella della studentessa da cui aspetta un figlio.
Proprio in nome del bene del bambino, Kate e Richard decidono di trasferirsi in California per crescere loro figlio Jake ma, dopo qualche anno, Kate si innamora di un ragazzo più giovane. Ora Richard rischia di perdere il suo diritto di soggiorno negli Stati Uniti e di conseguenza suo figlio.
La storiella è leggera e l’epilogo piuttosto banale, tuttavia il film diretto da Tom Vaughan non è privo di qualche elemento d’interesse. Il confronto tra l’Inghilterra delle millenarie tradizioni di Cambridge e la patinata Malibu, paradiso di surfisti e belle ragazze, diviene via via contrasto tra vecchia Europa e nuovo mondo, tra menti aperte da secoli di cultura e rigidi protocolli che regolano le leggi sull’immigrazione.
E proprio su questo argomento, lo strano triangolo sentimentale tra un professore piuttosto maturo e due donne bellissime (e molto più giovani) prende una strada diversa, complice il tocco di un regista inglese coadiuvato da uno sceneggiatore suo conterraneo.
D’altronde oggi la commedia non è più solo sentimento, o meglio non solo. Gli affari di cuore spesso si mescolano con tematiche sociali di grande attualità, in questo caso il problema dei cittadini immigrati in un paese straniero (anche quando a cadere nella rete delle pastoie burocratiche sono stimati docenti universitari).
Peccato però che alla fine, dopo tanto ragionare sulle difficoltà del cambiamento dello stile di vita nel passaggio da un continente all’altro (è la storia vissuta davvero dallo sceneggiatore Matthew Newman, inglese trapiantato negli Stati Uniti) e sulle rigide leggi sull’immigrazione vigenti negli States, tutto si ricomponga.
E così tra uno sketch e l’altro, un battibecco e una gaffe, la commedia procede verso un finale decisamente scontato che inneggia alla famiglia allargata e al “vogliamoci bene” con immancabile redenzione del maturo don Giovanni.
Alla fine dei conti Il fidanzato di mia sorella finisce per essere un film per nulla memorabile, solo una commediola piena di bellezze patinate (dai luoghi agli attori), incentrata sul fascino dei tre protagonisti e su cui svetta, per simpatia e sensualità, la bella Salma Hayek (sono affidate a lei, una donna disarmante per schiettezza e sincerità, le scene più divertenti). Piccolo ruolo per il carismatico divo britannico Malcolm McDowell, nei panni del papà di Brosnan (con poca verosimiglianza anagrafica, a voler essere pignoli) maturo e incallito donnaiolo, irascibile e narcisista, lui si un modello da non seguire.
Elena Bartoni