A Bigger Splash – Recensione
Luca Guadagnino ritorna, dopo Io sono l’amore, al Festival del Cinema di Venezia, con un remake del celebre successo francese La Piscina (1969) e con poca originalità ne confeziona una pellicola che ha solamente qualche accenno di personalizzazione, a sostenere il film un cast di tutto rispetto, in perfetta sintonia con le interpretazioni originali, per un’opera che poteva sicuramente dare di più.
Abbandonata la Francia di Alain Delon, Guadagnino ha deciso di ambientare la storia nell’isola di Pantelleria, dove la rock star Marianne Lane (Tilda Swinton) sta trascorrendo la sua convalescenza in una villa affacciata sulle coste del mare siciliano, le stesse dove approdano i migranti, assieme al compagno documentarista, Paul (Matthias Schoenarts). A sconvolgere la loro tranquillità l’arrivo dell’amico nonché ex di Marianne, Harry (Ralph Fiennes) con la presunta figlia Penelope (Dakota Johnson).
Secondo titolo in concorso a questa 72esima edizione del Festival, il film di Guadagnino è un film drammatico che nell’ultima mezz’ora acquista i contorni del thriller, per cadere miserabilmente nel comico, con la partecipazione di Corrado Guzzanti nei panni di un improbabile maresciallo dei Carabinieri.
La prima parte è però tutta dedicata alla convivenza dei quattro protagonisti. Marianne, Paul e Harry i tre artisti, Penelope la più piccola, ma come si rivelerà alla fine, la più intelligente fra loro. Desiderio, passione e sentimenti rimangono in sordina, espressi solamente attraverso la musica, l’arte e la fisicità di quei corpi nudi che troneggiano fin dalle scene iniziali.
A portare una ventata di allegria, brio e follia, il mattatore Ralph Fiennes, che porta all’estremo il personaggio di Harry, già pepato nell’interpretazione di Maurice Ronet, ma arricchito dal savoir fair dell’attore inglese. Tilda Swinton invece, scegliendo lei stessa di interpretare una rock star afona, dimostra di saper recitare solo con il corpo, fino ad un urlo straziante finale, che libera il personaggio dalla sua condizione forzata.
Matthias Schoenarts ricalca le orme di Delon, solitario, misterioso e con lo stesso fascino del famoso attore francese; perfetta nella parte dell’allora Jane Birkin, Dakota Johnson, che con quell’aria stralunata e da gioventù bruciata, è la goccia che fa traboccare il vaso, l’elemento che rompe, anzi, porta al climax, la storia.
I quattro protagonisti sono l’unico elemento che riesce a sostenere una sceneggiatura di per sé povera, che ricalca alla pari quella del film a cui si ispira. L’unica novità introdotta, i rifugiati africani e i problemi dell’attualità, per sottolineare la futilita’ dei problemi intercorsi fra i quattro e capri espiatori.
Il semplicismo, la poco originalità ed una tempistica poco curata, fa di A Bigger Splash una pellicola riuscita a metà, che si regge solo sulle interpretazioni dei suoi protagonisti, tutto il resto è noia.
Alice Bianco