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The Transporter Legacy – Recensione

Sono passati quasi 15 anni dal primo “The Transporter” e ancora oggi ci ritroviamo a dover affrontare una nuova saga, con lo stesso personaggio, ma attori differenti e la domanda sorge spontanea. Può Frank Martin continuare a vivere anche dopo l’uscita di Jason Statham? Avevamo dei dubbi dopo la serie tv, con questo ultimo film “The Transporter Legacy” diretto da Camille Delamarre, già regista del dimenticabile “Brick Mansions”, ne abbiamo la conferma.

Una serie come quella di Transporter trova la sua ragione d’essere non nelle idee sempre uguali a se stesse e nemmeno nell’impostazione scenica per quanto spettacolare possa essere, ma dal suo attore protagonista che riesce, con il suo carisma adatto ad una certa tipologia di film a mascherare il senso di già visto, noia e banalità che sta al fondo di un film del genere.

Se quindi si costruisce un film come “The Transporter” sul corpo di un attore, sulla sua fisicità, sul suo modo di muoversi e reagire come fu per Statham, ecco che con Ed Skrein rivela tutta la sua debolezza, dimostrandosi uno dei peggiori film d’azione degli ultimi anni.

La trama è quella che già conoscete, Frank Martin è un guidatore spericolato, un mercenario che per un giusto prezzo consegna l’inconsegnabile senza porre ulteriori domande. Tutto qui? Sì tutto qui e non c’è nemmeno molto altro da sottolineare.

Delamarre e il suo entourage non riescono ad offrire allo spettatore nemmeno il gusto di scene d’azione coreografate e montate con intelligenza. Una forzatura, una scelta costretta da attori assolutamente non all’altezza di compiere certi tipi di movimenti con i propri corpi, da attori fatti per tutto tranne che per il genere che stanno interpretando. Il regista sembra non essere in grado, come fu per il già citato “Brick Mansions”, di avere il controllo del mezzo sui film d’azione, dimostrando tutta la sua inadeguatezza.

Prima regola base del cinema: non hai una struttura narrativa in grado di tenere su tutto il resto, porta l’attenzione dello spettatore sull’azione, sulle risse, sulle botte, sulla fisicità degli attori, come fecero nel 2002 Louis Leterrier e Corey Yuen, focalizzandosi su Statham. Delamarre, invece, fa quello che non deve fare e cioè nasconde, non mostra in maniera limpida l’azione, lasciando un senso di incompiutezza fastidiosa, con dei primi piani assolutamente inutili dove il gesto, l’azione è così solo accennata, suggerita e mai davvero mostrata.

E così “Transporter Legacy” viene privato di cinetica e dinamismo, afflosciandosi già dopo la prima “adrenalica”, si fa per dire, scena. Evitabile.

Sara Prian

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