Angry Indian Goddesses – Recensione
Scritto e diretto da Pan Nalin. La bella Frieda invita a Goa diverse sue amiche, allo scopo di confidare loro la sua decisione di sposarsi. Si alterneranno rivelazioni ed imprevisti, dai quali scaturirà una variopinta galleria di ritratti al femminile. Verso la conclusione, la squallida violenza della mano maschile colpirà una di loro, spingendo le altre ad un gesto irresponsabile. Primo “buddy movie” indiano incentrato su un gruppo di donne, è una commedia al vetriolo spregiudicata tanto nel registro narrativo quanto nella commistione col dramma. Già il titolo dice tutto sulla ferma determinazione del messaggio di fondo, vividamente femminista ed antimaschilista, in nome del quale Palin si abbandona senza timori al rischio dell’inverosimiglianza e della mancanza di moderazione. Quando la regia lascia campo libero all’esuberanza del racconto, lasciandosi guidare dai guizzi del veloce montaggio e dall’affiatamento delle interpreti (senza trascurare le trascinanti musiche, rockeggianti o melodiche che siano), allora il film colpisce a tratti nel segno rilasciando una sorta di accattivante energia. Quando invece si affida al dialogo, in pause introspettive, scade nella verbosità e nella prolissità. Nel finale poi, dove la vicenda assume le fattezze più cupe e problematiche, l’ombra della semplificazione schematica si allunga pericolosamente sulla pellicola. E’ dopo tutto un accorato apologo di denuncia, realizzato anzitutto con passionalità e spirito ribelle, dando alle emozioni la precedenza sull’organizzazione del materiale. Diseguale, disomogeneo ma con un carattere deciso, “Angry Indian Goddesses” mostra parecchia imperfezioni eppure può considerarsi un’opera necessaria. A patto di riuscire a trovare una non così improbabile distribuzione nel nostro paese. Un esempio di come il cinema Hindi non sia da circoscrivere al solo “genere Bollywood” a prevalenza di scene danzanti.