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Crimson Peak – Recensione

Atmosfera ed ambientazione gotiche, fantasmi che infestano le case ed un racconto con un climax finale, crudele e doloroso. Questo è in apparenza l’ultima fatica del regista e sceneggiatore messicano Guillermo del Toro, ciò che traspare però è ben diverso, la pellicola infatti, rivela una storia che decolla troppo tardi e nettamente poco convincente.

Del Toro, in coppia con Matthew Robbins, ha deciso di ambientare la narrazione nei primi anni del ‘900, in una Buffalo in pieno boom economico. La giovane Edith Cushing (Mia Wasikowska) incontra il damerino di turno, Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), tra loro non è amore a prima vista, ma dopo la morte del padre di lei, i due si sposano. Allerdale Hall, un imponente maniero diventa il loro nido d’amore, in cui vivranno assieme alla sorella di lui, Lucille (Jessica Chastain). Ben presto, Edith inizierà a vedere spiriti e a sentirsi soffocare dalla presenza della cognata e dei segreti che racchiude quel luogo e dovrà cercare di non soccombere.
 
Metti una giovane nubile, che segue i passi di Jane Austen e sogna di diventare una scrittrice horror-gotica, un destino beffardo che la conduce verso un baronetto e l’incontro con la sua pacata ma terribile sorella. Questi gli elementi che danno vita a Crimson Peak (la cima cremisi), il nuovo “promontorio”, o meglio, la vetta, della paura.

Nella prima parte del film, di paura, non c’è però nemmeno l’ombra. Tutto si svolge con un andamento costante, senza picchi, l’epoca vittoriana, quella propria dei libri alla Jane Austen, mescolati ad altri di genere gotico, prevale infatti, con la sua componente romantica.

A poco serve la presenza del fantasma della madre di Edith e con essa gli spiriti che fluttuano carichi di malinconia e dolore in una casa che forse incute più timore rispetto alla narrazione e alle interpretazione della coppia di fratelli assassini. Mia Wasikowska già abituata ad interpretare ruoli simili, dimostra infatti ancora una volta di sentirsi a suo agio in questi panni, ciò non si può dire invece delle interpretazioni poco credibili ed innaturali dei due protagonisti.

Tom Hiddleston in primis, mentre per quanto riguarda Jessica Chastain, implosa per tre quarti della pellicola, si rivela ottima nel finale, quando la sua esplosione interpretativa riesce a convincere lo spettatore, dimostrando la sua potenza attoriale nelle situazione drammatiche, in particolare quella portate all’estremo.

Se quindi da un punto di vista tecnico (scenografie, fotografia e regia) il film si dimostra valido, altrettanto non si può dire del narrazione e delle interpretazioni, ad eccezione della Wasikowska e del suo fidato “eroe” che va in soccorso della damigella in pericolo, il Son of Anarchy, Charlie Hunnam.

In conclusione, Crimson Peak non si discosta dal genere tanto amato da Del Toro, rivelandosi così un prodotto poco originale, ricco di stereotipi per nulla convincente e purtroppo sviluppato e riuscito a metà.

Alice Bianco

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