Dark Places – Recensione
Il fenomeno cinematografico Gone Girl- L’amore bugiardo (2014) ha lanciato la giovane scrittrice americana Gillian Flyn ed ecco sbarcare sul grande schermo italiano un’altra pellicola tratta dal suo secondo libro, Dark Places. Un altro thriller movie che tenta di inseguire la scia del successo del precedente, senza però riuscire a convincere appieno, procedendo tutt’altro che spedito, per una narrazione poco efficace e finendo per essere un buco nell’acqua.
La protagonista della storia è ancora una volta una donna, Libby (Charlize Theron) l’unica sopravvissuta e testimone di una strage familiare: i Day, sua madre e la sorella sono state uccise e il primo sospettato, ancora in prigione dopo più di vent’anni è il fratello, Ben (Corey Stoll). Avendo vissuto con l’elemosina di vittima di carneficina, la donna si ritrova a fare affidamento su Lyle (Nicholas Hoult) il leader di un club di appassionati di casi di cronaca irrisolti, che la contatta per raccontare la sua storia. Per Libby sarà il modo di cercare di fare chiarezza e trovare la verità sull’omicidio dei suoi cari.
Con questo film siamo però ben lontani dall’ambientazione e dall’opera di David Fincher. Se da un lato il celebre regista aveva cercato di migliorare una narrazione già valida, Gilles Paquet-Brenner, il nuovo direttore d’orchestra ha invece dato vita ad una sinfonia fiacca, un adagio fin troppo adagiato, che cerca di raggiungere note alte nel finale, senza però impressionare, mantenendo distaccato lo spettatore e sacrificando la riuscita del film.
La colpa è comunque da attribuire all’opera letteraria che gioca a sfavore della pellicola. Il passo lento del romanzo è infatti il medesimo dell’opera di Paquet-Brenner; inframezzando passato e presente e cambiando genere, trasformandosi a metà in un road movie alla ricerca di verità nascoste, Dark Places non riesce però a dare tutto il meglio di sé.
I luoghi oscuri e quell’atmosfera di segretezza che imperversa rappresentano il fulcro del film. Il passato diventa il luogo in cui trovare la via d’uscita, risolvere il caso è lo scopo fondamentale, per riuscire finalmente ad andare avanti, ed è a questo che punta la protagonista.
Per farlo però, ahinoi, Libby ci mette un po’ troppo. Il suo essere rinchiusa in se stessa, quel continuo andirivieni passato-presente e quella ricerca spasmodica ma poco fluida, non rende giustizia ad un romanzo e film che con un approccio diverso, forse più noir, sarebbe stati decisamente migliori.
Le uniche vere note positive del film sono le interpretazioni di Charlize Theron, in ottima forma, che dimostra qui di saper navigare bene nelle acque del thriller, come aveva già dato prova in Monster (2003) e la giovane, ma brillante, Chloe Moretz, una delle promesse del cinema oltreoceano.
Per il resto, Dark Places è un’opera invece mal riuscita, che si dilunga troppo, vuole esprimere un senso di disagio, ma finisce per annoiare lo spettatore, stanco di dover indagare, di avere pochi indizi e in conclusione, finire per rimanerne deluso.
Alice Bianco