Belli di papà – Recensione
Diego Abatantuono, tante risate e una commedia all’italiana che ricorda molto quelle di una volta, questi gli ingredienti del successo di Belli di papà, la nuova pellicola del regista Guido Chiesa, che riflette sull’Italia di oggi, finisce per essere un film istruttivo e allo stesso tempo riesce a divertire, con battute tutt’altro che volgari, anzi, genuine.
Vincenzo (Diego Abatantuono) è un imprenditore pugliese che ha raggiunto il successo a Milano. Vedovo ha tre figli cresciuti nella sua assenza e viziati. Matteo (Andrea Pisani), il primogenito, è pieno di idee e progetti insensati; Chiara (Matilde Gioli) frequenta locali alla moda e si intrattiene con Loris (Francesco Facchinetti), PR di locali alla moda, Andrea (Francesco di Raimondo) è iscritto a filosofia e in due anni non ha dato nemmeno un esame e ama le donne over 50. Per insegnare ai figli a vivere la vita guadagnandosi il pane, Vincenzo decide allora di inscenare il fallimento della sua ditta e i quattro fuggono in Puglia, nella casa diroccata dei nonni.
La crisi economica dal punto di vista dei ricchi, un tema che la cinematografia italiana degli ultimi anni non ha ancora affrontato molto, Guido Chiesa (serie tv Quo Vadis, Baby?) e lo sceneggiatore Giovanni Bognetti, hanno così pensato di proporre l’argomento facendo propria una commedia messicana.
Il duo non ha però solamente deciso di esaminare e dare la propria visione sul tema, nel film infatti vengono approfonditi anche il rapporto padre-figli, Nord-Sud, moderno-vecchio, laurea-lavoro e ovviamente ricchi-poveri.
Le ricche battute goderecce e la naturalezza del cast, assicurano delle sane e sonore risate, che finiscono per decretare il film come un prodotto molto apprezzabile. Poco importa infatti la poca originalità degli intrecci amorosi, così come una regia fin troppo convenzionale, passa in secondo piano quando gli attori sono ben amalgamati e riescono ad intrattenere con spontaneità.
Diego Abatantuono si rivela un ottimo “capo banda”, uno che in fatto di comicità può insegnare e con tre “figli” giovani, il ruolo è proprio azzeccato, così come i temi affrontati, che rincorrono l’attualità e fanno così, oltre che divertire, anche riflettere.
Terminata la visione, piacere, è infatti la sensazione che predomina nello spettatore, per una commedia che ha qualcosa di fiabesco, soprattutto nel finale, neorealistica ma con quel pizzico di positività e con la speranza sempre viva di un domani ricco di valori, virtù e genuinità.
Alice Bianco