PPZ – Pride and Prejudice and Zombies – Recensione
Cosa succede quando Jane Austen incontra per la sua prima volta Romero? Esce un’operazione chiamata “PPZ – Pride+Prejudice+Zombie” diretta da Burr Steers, uno di quei registi di solito abituati a dirigere teen movie o comunque romantici, ma che si è più volte trovato anche a recitare nei film di Quentin Tarantino come “Le Iene” o “Pulp Fiction”. Chi meglio di un’anima che ha vissuto sulla propria pelle romanticismo e splatter è in grado di gestire una storia così ricca di entrambi gli elementi come quella tratta dal libro di Seth Grahame-Smith?
La trama è quella che bene o male tutti voi conoscete con la famiglia Bennet intenta a dare in sposa le proprie figlie, con Jane innamorata del bel Mr. Bingley e Elizabeth che fa di tutto per allontanare inutilmente Mr. Darcy. Il tutto però condito con l’epidemia di Zombie che sta dilagando in Inghilterra e con le nostre eroine combattenti professioniste nella lotta contro il male. Non è infatti solo con la bravura nelle arti, nella musica, nel ballare che si giudica una donna in questo mondo alternativo creato dalla mente di Grahame-Smith e riportato con coerenza da Steers, ma dalle arti del combattimento, dall’essere state addestrate in Cina piuttosto che in Giappone. E in queste cose, manco a dirlo, Elizabeth, dall’intelletto frizzante, eccelle.
Lontano dai capolavori che furono la mini serie della BBC con Colin Firth e il film di Wright con Keira Knightley, “PPZ – Pride+Prejudice+Zombies” è più che un discreto divertissement che però doveva leggermente puntare di più sul trash. Tante volte, infatti, sembra che si prenda troppo sul serio e serve una personalità come Matt Smith, il miglior Mr. Collins di sempre, ad alleggerire un po’ le atmosfere.
La pellicola di Steers è fortemente riuscita nelle parti che riguardano principalmente lo splatter e gli zombie, tanto da avere la sensazione di volere più quello e meno Austen. Si perché la vicenda ormai, rivisitata e riproposta mille e più volte, è conosciuta da tutti e i momenti in cui ci si sbarazza della pudicizia Settecentesca e ci si lascia trascinare da combattimenti, teste che esplodono e sangue che sporca la telecamera, ecco lì si trova l’essenza del film stesso. Eppure il regista fa comunque un passo ulteriore rispetto al materiale della Austen, aggiunge al travagliato rapporto tra Darcy e Lizzie, il corpo. Il loro corteggiamento, infatti, non è solo dato dalla famosa lettera nelle mani della ragazza o dal suo primo rifiuto, ma da un corpo a corpo ricco di tensione sessuale.
“PPZ – Pride+Prejudice+Zombies” però doveva osare di più, rischiare maggiormente, evitando solo di stuzzicarci il palato con zombie e splatter con un leggero retrogusto steampuck, ma saziarci di questi elementi finché non ne saremmo stati sazi. Chissà se ci sarà tempo nel seguito che Grahame-Smith ha già bello che pronto.
Sara Prian