Zootropolis – Recensione
Animali come umani, già con Robin Hood (1973) la Disney si era occupata di specie antropomorfe dando il ruolo di protagonista proprio ad una volpe. Qui il furbo animale fa da spalla ad una coniglietta, ma il risultato non cambia. Voce, movimenti e comportamenti umani, così come usi e costumi si impossessano di bipedi e quadrupedi, dando vita ad una pellicola più per adulti che per bambini, con citazioni cinematografiche, una narrazione carica di suspense e un intreccio degno dei migliori film polizieschi.
Zootropolis è la moderna metropoli, dove, recita il motto ”Ognuno può diventare chi desidera essere”. Composta da quartieri differenti tra loro, accoglie animali di ogni tipologia e tutti vivono insieme serenamente. Al suo arrivo in città però, la simpatica e gentile neo agente Judy Hopps, scopre che la vita di una coniglietta all’interno di un corpo di polizia composto da animali grandi e grossi, non è facile. Decisa comunque a dimostrare di che pasta è fatta, Judy si lancia nella risoluzione di un caso misterioso per cui dovrà lavorare al fianco di una volpe truffaldina, Nick Wilde.
Amicizia, giustizia, paura, la divisione tra classi sociali (convivere tutti insieme non è facile) e la grande forza d’animo, tutti argomenti, importanti ed universali, che vengono trattati dal 55° film targato Disney. Al timone sempre il regista e produttore esecutivo, John Lasseter (Cars, Ralph Spaccatutto, Frozen – Il regno di ghiaccio) che non sembra proprio sbagliarne una.
Il film, diretto da Byron Howard (Bolt, Rapunzel) e Rich Moore (Ralph Spaccatutto), come i precedenti, oltre ad avere la giusta quantità di gags, gioca però tutto sull’attualità: l’idea del diverso e come i governi affrontino questa situazione, soprattutto per quanto riguarda il crimine e la giustizia.
Come avevano già insegnato Monsters & Co., Planes e Turbo, però è la determinazione a fare la differenza, perché tutto è possibile e così anche la coniglietta, destinata a fare la contadina come gli altri della famiglia, farà qualsiasi cosa per dimostrare quanto vale nel ruolo di poliziotta, per poter rendere il mondo un posto migliore. A vestire infatti i panni dell’eroina, com’era giù successo in Frozen, è ancora una volta una ”donna”, Nick Wilde, il co-protagonista, è invece la sua spalla destra.
È infatti la potenza di coppia a brillare, in un crescendo dell’interazione fra loro, tra odio e amore e rimanendo in bilico, dando vita ad una chimica invidiabile. A coronare una pellicola già ricca di divertimento e battute ben studiate, nonché con una ricercata espressività degli animali, sono le fughe, le esplosioni e gli inseguimenti mozzafiato, nonché i rimandi e citazioni a film (la più famosa è la scena che ricorda Il padrino), serie tv (Breaking Bad) musica e animali particolarmente lenti che diventeranno un cult.
Come una delle migliori favole, Zootropolis finisce ovviamente con il lieto fine, ma ciò che resta, al di là dei temi importanti affrontati, è la morale: ognuno può diventare quello che desidera essere, deve però mettercela tutta, non badando alle proprie fobie ”perché bisogna aver paura solo della paura stessa”, mai smettendo di inseguire i propri sogni.
Alice Bianco