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Forever Young – Recensione

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!” cantava Lorenzo il Magnifico nel lontano Quattrocento.
Una verità indiscutibile, e oggi, a distanza di secoli, lo è ancora di più. E’ questa l’idea alla base del nono film di Fausto Brizzi, che questa volta devia il suo percorso di cineasta su una commedia che nasconde, tra gag e battute, un retrogusto di indagine sociologica. 
Il tema è di grande attualità: oggi siamo tutti, più o meno, alla ricerca della giovinezza perduta. Se sei giovane sei “in”, se sei vecchio sei “out”: è la legge impietosa dei nostri tempi. Nella società dominata dall’apparire più che dall’essere, un numero sempre crescente di persone mature (la fascia è ampia e va dai quarantenni agli ultra settantenni) spende cifre considerevoli per mantenersi giovani a tutti i costi: ed ecco aumentare i budget dedicati a cure estetiche, centri sportivi, abiti alla moda, perché si sa, avere una fidanzata (o, nel caso delle donne, un toy boy) molto più giovane ha il suo prezzo. 
Quasi non esistono più gli adulti, ma due categorie, i ‘giovani’ e i ‘finti giovani’: è la lucida presa di coscienza che ha ispirato Fausto Brizzi per il film. 

La commedia intreccia le storie di un gruppo di finti giovani, i cosiddetti “Forever Young”. Fausto (Teo Teocoli) è un avvocato settantenne da sempre appassionato di sport e in particolare di maratona. Ma la sua vita cambia di colpo quando scopre che deve stare più attento al suo cuore e che sta per diventare nonno grazie a sua figlia Marta (Claudia Zanella) e a suo genero Lorenzo (Stefano Fresi). Poi c’è Angela (Sabrina Ferilli), estetista di 49 anni che intreccia una storia con il ventenne Luca (Emanuel Caserio), mal digerita dalla mamma di lui, Sonia (Luisa Ranieri), sua migliore amica. Poi c’è Diego (Lillo), un dj radiofonico di mezza età che deve affrontare gli anni che passano e la concorrenza di un giovanissimo rivale (Francesco Sole), vero re di YouTube. Infine c’è Giorgio (Fabrizio Bentivoglio), direttore della radio per cui lavora Diego, che ha 50 anni e sta con la ventenne Marika (Pilar Fogliati) ma finisce per tradirla con una coetanea quasi cinquantenne (Lorenza Indovina), che sente molto più ‘vicina’ per interessi, ricordi, gusti musicali.

“We are young, we run green!” il refrain del brano “Alright” dei Supergrass” che suona tutte le mattine nella sveglia del non più giovane dj Diego (con tanto di scricchiolio della cervicale), la dice lunga e, forse dà la sveglia a tutti noi. Noi che cadiamo nella trappola di una gioventù cercata a tutti i costi per sentirci ancora  parte di una società che impietosamente esclude le persone mature.
E chi meglio di Fausto Brizzi, romano, classe 1968, vero conoscitore delle dinamiche sociali dei tempi di oggi, poteva capire come ci si sente oggi quando l’anagrafe ricorda che gli “anta” si sono superati da un pezzo?
Gli eterni Peter Pan, le donne ‘Cougar’, le ‘Milf’ (un acronimo che non è elegante ricordare), riempiono i principali luoghi di aggregazione: palestre, centri commerciali, i locali notturni. “Quest’epoca sarà ricordata per l’estinzione dei nonni, degli zii, delle mamme e dei papà. O perlomeno per la loro trasformazione” ha osservato Fausto Brizzi.
Niente di più vero, aggiungiamo. E allora perché non metterlo in commedia?
Ed ecco Forever Young, commedia con venature di satira di costume (ma solo a tratti davvero pungente) dove a dominare sono le risate condite da una colonna sonora accattivante fatta di alcuni dei brani evergreen degli anni Ottanta: a cominciare da quella “Total Eclypse of the Heart”, hit di Bonnie Tyler che fa sentire sulla stessa lunghezza d’onda due cinquantenni di oggi (Bentivoglio e Indovina), per finire con una bella rivisitazione della cover “Forever Young” degli Alphaville interpretata dalla suadente voce soul di Nina Zilli.
Leggerezza e tante risate sono gli ingredienti principali di Forever Young, film godibile e divertente, sceneggiato con furbizia dal regista insieme a Marco Martani e Edoardo Falcone.
In cima alla lista delle scene esilaranti ci sono le gag del sempre frizzante Lillo (le telefonate ricattatorie al giovane dj che gli ha soffiato il posto in radio e il colloquio di lavoro presso “Radio Amen” con un sempreverde Nino Frassica) ma anche quelle che coinvolgono il prestante avvocato settantenne supersportivo di Teo Teocoli (una su tutte, la partita di tennis al Foro Italico in cui il nostro sfida il genero con trent’anni di meno e con tanti chili di più).
Un finale non precisamente “happy” incornicia le storie di personaggi in lotta contro qualcosa che non si può evitare: non tutti ce la fanno, mentre solo qualcuno prende coscienza dell’ineluttabile trascorrere del tempo. Peccato però che la risata non sia sufficientemente amara.
Per molti dei ‘Mostri’ di oggi, degli eterni Peter Pan, è vero, non c’è speranza di salvezza, perché la società di oggi li imprigiona in modelli da seguire eternamente ma falsamente giovani. E non basta ballare in discoteca uno accanto all’altro per tornare ragazzi.
Anche se avere vent’anni forse, era più bello negli anni Ottanta.

Elena Bartoni
 

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