The Divergent Series: Allegiant – Recensione
Torna sul grande schermo una delle saghe young adult, dopo la regina Hunger Games, più amate e lo fa con potenza, entrando nella sua terza fase con la prima parte del capitolo finale. Divergent era partito con quella forza e ribellione che contraddistingue la trilogia, Insurgent aveva proseguito la missione, forse con meno energia, riprendendosi però con questo terzo episodio; doppi giochi, potere e voglia di sovvertirlo, ciò che ancora spinge i nostri eroi a lottare.
Distrutto il regime che li opprimeva, Tris (Shailene Woodley) e Quattro (Theo James) si trovano a dover affrontare un nuovo ordine, che li spinge ad andare al di là delle barriere: scoprono infatti di essere un esperimento. David (Jeff Daniels), il direttore di un’organizzazione che sta cercando di riportare la razza umana all’originaria purezza, dopo troppi anni di ingegneria genetica, li ospiterà nella sua città decontaminata e lì Tris, che sembra essere l’eletta, dovrà ristabilire la purezza originale, anche se il potere desidera manipolarla.
“Per chi ti conosce da sempre sei una divergente. Per il Consiglio sei un’anomalia. Per me sei un miracolo”, così David elogia Tris, l’unica arma naturale da usare per ripartire da zero. Questa prima parte dell’ultimo capitolo è infatti incentrata sull’arrivo di Tris, Quattro e il resto degli amici di ventura, in una città al di fuori delle mura di Chicago, fortificata e incontaminata.
L’agglomerato moderno e fantascientifico diventa la Capitol City di questa serie, David è il ”dittatore” che vuole imporre il suo pensiero, tutti sono assoggettati al suo potere ma sembrano non rendersene conto, nemmeno la stessa Tris, che si ritroverà costretta, ancora una volta, per il bene degli altri, a scegliere chi sostenere: Quattro o il ”direttore”?
Allegiant prosegue mettendo a nudo, come aveva già fatto Hunger Games, il potere totalitario, arrivando però, rispetto al predecessore, a parlare del concetto di purezza e superiorità della razza, con la conseguente missione di purificazione della popolazione: un rimando al nazismo (in abbinato anche le ”docce di decontaminazione” e i forni crematori dove gettare i vestiti ”infettati”).
Argomento che, nonostante il cambio di sceneggiatori (Noah Oppenheim, Adam Cooper e Bill Collage), ma non di regia (Robert Schwentke), dimostra che il terzo capitolo della serie, a pochi passi dall’apice dell’azione, ha ancora molto da dire. Azione è l’arma vincente di questa saga, Tris è un’eroina che riflette di meno, è più istintiva di Katniss Everdeen, non le interessa la notorietà né essere un esempio, vive in un futuro distopico che minaccia di essere cancellato, così come la memoria di chi ci vive e farà di tutto pur di avvertire e difendere il suo popolo.
Ancora una volta la potenza del film sta tutta nell’azione e l’introduzione della componente scientifica e tecnologica (armi futuristiche, capsule trasparenti volanti e droni) è molto interessante. Per scoprire come si concluderà la saga invece, bisognerà attendere il 2017, con The Divergent Series: Ascendant, nel frattempo, Allegiant è un ottimo film di intrattenimento, traghettatore, verso quella che sarà l’avventura più spettacolare ed avvincente.
Alice Bianco