Mother’s Day – Recensione
“Viva la mamma” cantava qualche anno fa Edoardo Bennato in un brano divenuto un grande successo. E ora un tributo alle mamme di tutto il mondo esce sul grande schermo, alla regia la mano di quel ‘re della commedia’ che risponde al nome di Garry (Pretty Woman) Marshall.
Mother’s Day intreccia quatto storie diverse per altrettanti personaggi principali: una madre fresca di divorzio con due figli, una giovane donna da poco diventata madre, un “mammo” vedovo con due figlie adolescenti, una mamma che deve ricostruire il legame con la propria madre.
La prima mamma è Sandy (Jennifer Aniston) che cade in crisi di autostima dopo essere venuta a sapere che il suo ex marito Henry si è da poco risposato con una ragazza molto più giovane, Tina. Delusa, contrariata e gelosa del fatto i suoi due figli debbano instaurare un rapporto con la bella matrigna, Sandy cerca lavoro come arredatrice, si sfoga con l’amica Jesse e abborda piuttosto goffamente Bradley (Jason Sudeikis), conosciuto per caso alla cassa del supermercato.
Bradley è un ‘mammo’ vedovo, sta per affrontare la prima festa della mamma senza la moglie, una marine uccisa in guerra. A distanza di quasi un anno dalla morte della madre, le due figlie adolescenti di Bradley stanno cercando di andare avanti, ma l’uomo non riesce a superare il suo dolore.
Jesse (Kate Hudson) è una mamma felicemente sposata ma che non ha più rapporti con sua madre. Infatti Jesse e sua sorella Gabi hanno tagliato i ponti con i genitori perché sanno che non approverebbero le loro vite: Gabi è sposata con una donna mentre Jesse con un uomo indiano con cui ha un figlio. L’arrivo di Flo ed Earl, i genitori che decidono di fare una sorpresa alle figlie per la festa della mamma, accenderà la miccia di nuove incomprensioni.
A completare il quadro, ci sono Kristin (Britt Robertson), una mamma molto giovane, che da poco ha avuto una bambina ma che non ha mai conosciuto la sua madre naturale, e Miranda (Julia Roberts) la regina di un canale di televendite, una donna di successo, sempre impeccabile e professionale, ma che nasconde un segreto.
Commedia corale (quasi) tutta al femminile, il film di Garry Marshall completa un’ideale “trilogia sulle feste” iniziata con il San Valentino di Appuntamento con l’amore e proseguita con Capodanno a New York. Lo spunto iniziale sembra sia venuto al regista dalla lettura di una sceneggiatura originale incentrata sulla festa della mamma firmata dall’esordiente Lily Hollander. Con l’aiuto di Tom Hines, Matthew Walker e Anya Kochoff Romano, lo script è stato rielaborato sullo stile di Marshall.
A differenza dei due precedenti film, ambientati in un solo giorno festivo, Mother’s Day amplia il suo arco narrativo all’intera settimana precedente la festa della mamma.
La storia è lieve e ha gli ingredienti tipici del grande blockbuster rosa, tra rivelazioni, pacificazioni piuttosto scontate e passerella di dive. Accanto alla superstar Julia Roberts (divenuta tale grazie a Marshall e al film ‘cult’ Pretty Woman), sfilano Jennifer Aniston, Kate Hudson, Britt Robertson affiancate da Jason Sudeikis, Timothy Olyphant e dall’attore-feticcio del regista Hector Elizondo (l’indimenticabile direttore dell’Hotel Beverly Whilshire di Pretty Woman).
Certo c’è poco di nuovo nel ruolo della Aniston, personaggio autoironico sull’orlo di una crisi di nervi (una via di mezzo tra la sua Rachel, eroina della sit-com “Friends” e la sua vita reale da ex di Brad Pitt che si è risposato con la bellona Jolie), ma anche nel personaggio della Roberts, donna di successo che ancora sfodera delle super-gambe (e dalla minigonna di Pretty Woman di anni ne sono passati ventisei).
Non mancano i cliché e le zuccherosi riconciliazioni per un film che sa di ruffianeria verso il grande pubblico, soprattutto femminile. Il fil rouge che lega le storie è la maternità e l’ovvio assunto “di mamma ce n’è una sola” pur tra mamme in crisi, mamme nascoste, mamme novizie. E, con una botta al cerchio e una alla botte, il regista strizza si l’occhio alle nuove famiglie e all’importanza del riconoscimento dei diritti civili (delle coppie gay innanzitutto) ma alla fine rientra nei ranghi confezionando un inno alla famiglia tradizionale (la riconciliazione delle due mamme sui generis con i genitori conservatori e timorati di Dio) giocando allegramente in un teatrino animato da coppie aperte, coppie omosex, vedovi inconsolabili, nuore e suocere di culture lontane (che per giunta bevono birra).
Tra lacrimucce facili e qualche sorriso (la Aniston è la più brava e spontanea), Mother’s Day non si eleva al di sopra della commediola rosa restando invischiata in un’eccessiva dose di melassa.
E purtroppo del vecchio fascino della ‘favola’ di Pretty Woman resta solo una battuta-citazione scambiata tra la Roberts ed Elizondo (suo vecchio consigliere in materia di uso delle giuste posate in tavola).
Elena Bartoni