Conspiracy – La Cospirazione – Recensione
Nomi importanti e bravi attori non sono sempre sinonimo di ”bel film” o ”film di qualità”. Nei cinema d’oltreoceano ha avuto poco successo e la situazione è la medesima anche in Italia: stiamo parlando di Conspiracy – La cospirazione, un thriller troppo avviluppato su se stesso con alcune scene d’azione e suspence, che non riescono però a mantenere viva l’attenzione dello spettatore.
L’avvocato Ben Cahill (Josh Duhamel) è sposato con l’infermiera Charlotte (Alice Eve) e la loro relazione non è delle migliori. Un giorno però, si rifà viva una sua ex, Emily (Malin Akerman), la quale si dichiara disposta ad offrirgli del materiale scottante. Lei infatti è l’amante dell’anziano e facoltoso Arthur Denning (Anthony Hopkins), a capo di un’industria farmaceutica coinvolta in un caso di sperimentazione di medicinali che hanno ucciso molte persone. Ben viene in possesso delle prove e può offrirle al noto avvocato Charles Abrams (Al Pacino) da sempre avversario di Denning. Emily però viene sequestrata e Denning, che non vuole coinvolgere l’FBI, assume degli investigatori privati per cercare chi l’ha rapita.
Il rapimento è proprio al centro della trama. Un perfetto inizio, che sviluppando in modo adeguato la storia, avrebbe dato degli ottimi risultati: Conspiracy usa la giusta dose di suspense per poi però, perdersi in se stesso. Accade quindi che un plot di base che avrebbe avuto tutti gli elementi per inserirsi nel filone del legal thriller, sia in verità, un nulla di fatto.
Gli intrighi piacciono, la trama però si infittisce in malo modo, con l’intento di sorprendere ma con il risultato di farlo in negativo, confondendo lo spettatore: una serie di colpi di scena che poco servono alla sceneggiatura. L’errore è stato quello di mettere troppa carne al fuoco, dando vita però ad un miscuglio con poco significato.
Troppo scontato, anche se lascia tutti a bocca aperta e forse buonista anche il finale, più incentrato sulla buona riuscita volendo mostrare il lato ”perfetto” dell’America, piuttosto che denunciare veramente qualcosa. Ottime le interpretazioni dei due premi Oscar, Al Pacino ed Anthony Hopkins, così come quella di Josh Duhamel, che ha dato il necessario appiglio e spessore al giovane avvocato.
C’è da dire che è il primo film del giapponese Shintaro Shimosawa, che dimostra di saperci fare, forse però, si è affidato troppo agli sceneggiatori Simon Boyes e Adam Mason, poco propensi a sviluppare una trama che volesse veramente essere legal e degna di nota, più impegnati forse a scrivere per i due mostri sacri del cinema. Delusione quindi per un film che avrebbe potuto dare e dire di più, meno male che con ci sono Al Pacino ed Anthony Hopkins.
Alice Bianco