Bastille Day – Il colpo del secolo – Recensione
Azione, adrenalina e un pizzico di temi politico-sociali in una Parigi in procinto di celebrare la sua festa nazionale, il 14 luglio. L’action movie Bastille Day, sottotitolo italiano Il colpo del secolo, esce nelle sale italiane alla vigilia dell’anniversario dalla presa della Bastiglia e proprio il giorno in cui inizia la vicenda narrata nel film.
L’incipit è degno della migliore tradizione di stampo hitchockiano ossia l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E’ proprio in questa situazione che si trova il giovane ladro americano Michael Mason (Richard Madden) che, dopo aver mostrato tutta la sua abilità di borseggiatore ai piedi della cattedrale del Sacro Cuore a Montmartre, si ritrova fra le mani una borsa apparentemente abbandonata da una bella ragazza in lacrime. Passano pochi minuti e Michael si salva per un pelo dallo scoppio di un micidiale ordigno contenuto nella borsa.
La ragazza, di nome Zoe, avrebbe dovuto depositare la bomba nel quartier generale del Partito Nazionalista Francese. Dal momento dello scoppio dell’ordigno in una piazza affollata di gente, il giovane ladro è il sospettato numero uno e si ritrova braccato da tre parti: dalla polizia parigina, dai terroristi complici della ragazza e dalla CIA rappresentata dall’agente Sean Briar (Idris Elba), un uomo dai modi risoluti e poco incline alle compiacenze verso i suoi superiori, appena retrocesso dopo un incarico andato male.
Ben presto Michael e Sean si ritroveranno a dover collaborare per individuare chi si nasconde dietro alla strategia della paura che rischia di trasformare l’imminente festa nazionale francese in un colossale grande colpo alle istituzioni politiche e finanziarie.
Un thriller poliziesco debitore in parte di celebri pellicole degli anni ’70, con qualche richiamo a un ‘cult’ come Frantic e con una spruzzata di tensione ‘alla Bourne’ (lo sceneggiatore di questo film, Andrew Baldwin, è al lavoro sul prossimo episodio della serie). Questo è in breve Bastille Day, un film che ruota attorno allo strano rapporto che si viene a creare tra due protagonisti diversissimi eppure complementari: un agente della CIA dai modi ruvidi e violenti poco portato per il compromesso in nome della carriera e uno scaltro ladruncolo parassita. Due eroi pieni di difetti che si trovano a far coppia, come è ormai tradizione in gran parte del cinema action statuinitense, si accorgono che il micidiale attentato che temevano non è affatto quello che credevano: la faccenda che si trovano a sbrogliare coinvolge alte sfere del potere politico e finanziario e intreccia importanti temi sociali come la globalizzazione e la disuguaglianza.
Girato soprattutto per le strade della capitale francese, la pellicola emana tensione e carica emotiva fin dalle prime scene. La Parigi descritta dal regista James Watkins (che ha alle spalle due opere che trasudano tensione mista a paura come The Woman in Black e Eden Lake) può ricordare per certi aspetti la New York di maghi del genere come Lumet o Friedkin.
Lo stesso personaggio dell’agente Briar (cui Idris Elba, uno dei candidati a vestire i panni dell’agente 007 nell’era post-Craig, offre il suo fisico possente) ha in sé, per ammissione dello stesso regista, delle sfumature del Callaghan di Eastwood e del Popeye Doyle de Il braccio violento della legge: un eroe solitario, una specie di cowboy metropolitano. Il suo contraltare, Michael, è il delinquentello senza troppi valori morali interpretato dall’attore scozzese Richard Madden (noto per il ruolo di Robb Stark nella serie televisiva Game of Thrones e per aver indossato i panni del principe azzurro nella Cenerentola di Kenneth Branagh).
Nel rapporto tra i due si inserisce la presenza femminile di una giovane attivista francese (interpretata dalla bella attrice franco-canadese Charlotte Le Bon), primo corriere di quella bomba poi finita nelle mani del ladruncolo americano, un altro personaggio in crisi, in bilico tra idealismo giovanile e vulnerabilità.
A togliere il fiato sono soprattutto alcune scene-clou come l’inseguimento sui tetti tra l’agente Briar e il giovane ladro all’inizio del film che si conclude in un affollato mercato o la resa dei conti finale fuori e dentro la Banca di Francia. Ma è il mix di azione pura, ottenuta senza ricorrere a troppi artifici digitali, e di una sottotrama intrisa di riferimenti socio-politici la cosa più riuscita del film.
E’ proprio la Ville Lumière dilaniata da forti tensioni sociali, una città che ha dimostrato in questi ultimi mesi di essere vulnerabile preda di attentati di matrice fortemente ideologizzata, la vera protagonista di questo poliziesco che non ha paura di scendere in strada tra il rumore assordante degli inseguimenti in auto e i colpi delle armi da fuoco.
Un film di intrattenimento puro che nasconde una morale sempre valida: la sete di potere e di denaro è ancora il motore che muove la mano degli atti più violenti che destabilizzano, talvolta celati dietro l’alibi e la paura strisciante del del terrorismo, gli ormai precari equilibri che tengono in piedi anche le più solide e antiche democrazie.
Elena Bartoni