Genius – Recensione
Presentato nella sezione ‘Tutti ne parlano’ della Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma, arriva Genius, diretto da Michael Grandage e interpretato da un cast sorprendente che vede uno di fronte all’altro Colin Firth e Jude Law, affiancati da Nicole Kidman e Laura Linney.
La storia si svolge a New York sul finire degli anni ’20. William Maxwell Evarts Perkins (Colin Firth) è uno degli editor più conosciuti e rispettati, suo è il merito di aver scoperto scrittori come Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway e Thomas Wolfe (Jude Law). Perkins lavorava alla Charles Scribner’s Sons, storica casa editrice americana. Egli contribuì alla pubblicazione di alcuni grandi capolavori della letteratura americana tra cui “Il fiume e il tempo” di Thomas Wolfe ridefinendo il senso moderno del ruolo di ‘editor’.
Genius racconta l’evoluzione del complesso rapporto che si instaurò tra Perkins e Wolfe che li portò a collaborare alla pubblicazione dei primi due dei quattro romanzi di Wolfe. Il rapporto tra i due, iniziato nel 1929, durò più di un decennio e li segnò in maniera indelebile. L’intensità della loro amicizia metterà a dura prova il rapporto dei due con le rispettive compagne: quello di Wolfe con la sua amante, la costumista teatrale Aline Bernstein e quello di Perkins con la moglie, la drammaturga Louise Saunders.
Un autore ventenne porta un manoscritto di 1100 pagine dal titolo “O Lost” sulla scrivania di un celebre editor. Inizia così Genius, debutto nella regia cinematografica del regista teatrale, Michael Grandage, che sceglie di portare sul grande schermo una storia basata sulla biografia di un leggendario editore, “Max Perkins. L’editor dei geni” di A. Scott Berg. Questo libro venne pubblicato nel 1978 e trentasette anni dopo la sua storia diventa un film, su una sceneggiatura di John Logan (che vi ha lavorato fin dal 1999).
Genius non è un titolo casuale, in lingua latina, vuol dire ‘divinità custode’, ‘nume tutelare’, ‘protettore’. E’ quello che Perkins era per i suoi scrittori (Fitzgerald era stato rifiutato tre volte alla Scribner prima che Perkins scommesse su di lui e Wolfe aveva ricevuto porte in faccia da tutta la città), ed è un rapporto speciale quello che legò l’editor a Thomas Wolfe.
Due caratteri opposti ma complementari: un uomo dedito alla famiglia (aveva cinque figlie femmine), conservatore, riservato, calmo e metodico, e un “cavallo pazzo”, un genio incontrollato e capace di scrivere valanghe di pagine (inviava frasi così lunghe da coprire un’intera pagina), dallo stile soave, profondamente autobiografico. Lo scrittore passionale e talentuoso suscitò immediatamente l’interesse dell’editore anche se, per rientrare negli standard di pubblicazione dell’epoca, si rese necessario un radicale lavoro di editing sui suoi scritti. Perkins lavorò ai primi due romanzi di Wolfe: “Angelo, guarda il passato” e “Il fiume e il tempo” (dedicato dall’autore al suo editore).
Merito del film è, oltre ad aver promosso la riscoperta di un autore quasi dimenticato come Thomas Wolfe, l’aver restituito in pieno la novità che rappresentò all’epoca la figura di Perkins: egli non era un editor come gli altri ma cambiò la sua figura professionale portandola ben al di là del ruolo del correttore di ortografia e grammatica, trasformandolo in un uomo capace di dare un contributo creativo all’opera, proprio quando l’autore era in difficoltà.
Concentrandosi sulla relazione professionale ma anche umana tra i due uomini (in cui uno aveva costantemente bisogno dell’altro), Genius fa della diversità dei due caratteri il suo punto di forza: lo scrittore con grande fame di vita che viaggiava e viveva avventure e l’editore e padre di famiglia che viveva nei libri dei suoi autori e forse li sognava. Un uomo che si faceva coinvolgere nel processo creativo degli autori che pubblicava pur restando attento a rispondere al fondamentale quesito: “Lo sto rendendo migliore o solo diverso?”. Un uomo, un ‘genio’, la cui presenza dietro a un altro genio risulta imprescindibile.
Inserendosi nella recente rinnovata attenzione di Hollywood per il mestiere della scrittura (dai giornalisti di Truth o Il caso Spotlight fino al biopic L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo sulla vita del leggendario sceneggiatore), il film racconta la storia di un rapporto speciale (che mise in crisi i legami dei due uomini con le rispettive compagne) soffermandosi su due figure meno conosciute rispetto ai miti del mondo letterario dell’epoca come Fitzgerald o Hemingway (che nel film hanno i volti di Guy Pearce e Dominic West) e regalando a Colin Firth e Jude Law l’occasione per due ottime prove recitative.
Peccato per una regia un po’ piatta e monocorde che sceglie qualche lungaggine di troppo a scapito della fluidità nella narrazione. Ma tutto sommato Genius resta un buon film, capace di focalizzare la sua attenzione sulle difficoltà che si nascondono dietro al processo creativo di un autore letterario e sulle infinite declinazioni del complesso rapporto tra arte e vita.
Elena Bartoni