Doctor Strange – Recensione
Si apre una nuova fase della Marvel e ad inaugurarla viene introdotto un personaggio e un mondo, che sono lontani dai ben più conosciuti Avengers: in Doctor Strange ciò che contano sono la spiritualità e la magia. Il concetto di supereroe rimane, ma sono le armi mistiche a governare questo nuovo universo, con un personaggio arrogante, egocentrico ma super… convincente!
Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) è un neurochirurgo di fama mondiale, la cui vita cambia per sempre dopo che un terribile incidente automobilistico lo priva dell’uso delle mani. La medicina tradizionale non lo guarisce, così Strange è costretto cercare una cura in un luogo inaspettato: una misteriosa enclave nota come Kamar-Taj. Scoprirà presto che non si tratta soltanto di un luogo di guarigione, ma della prima linea di una battaglia contro invisibili forze oscure, decise a distruggere la nostra realtà. Presto, Strange imparerà a padroneggiare la magia e sarà costretto a scegliere se fare ritorno alla sua vita agiata o abbandonare tutto per difendere il mondo.
Strizzando l’occhio agli dei di Asgard, ora la Marvel porta sul grande schermo un nuovo mondo popolato da forze del Male e del Bene, nella loro costante lotta per soprassedere all’altro. Supereroi versus super cattivi e la battaglia ha inizio! Ed è così che il Dottor Strange, uomo di scienza e medicina, viene introdotto nell’universo cinematografico Marvel, più precisamente in quello governato dalle arti marziali e da concetti come corpi astrali e dominio corpo-mente.
Quel suo fare così aggressivo e borioso, il fascino del camice e degli abiti firmati, all’inizio lo fanno sembrare quasi James Bond, poi la situazione prende una piega totalmente diversa. La sua discesa dalle stelle alle stalle, lo trasforma, è il caso di dire, letteralmente. Il kimono diventa l’abito quotidiano e ben presto anche un mantello, la sua arma segreta, oltre agli incantesimi.
Catapultato in Nepal, al cospetto dell’Antico, lo stregone più potente, Stephen impara a governare il proprio Io, ma soprattutto deve cercare di annullarsi per vedere la propria anima, l’unica a vivere in eterno. Tutto ciò, per riuscire a salvare l’umanità dalle forze oscure guidate da Kaecilius (Mads Mikkelsen), anche se l’essere umano, in questo film, viene poco preso in considerazione.
Lo spettatore viene trasportato in territori mai esplorati prima, tra mondi fantastici che superano anche la misticità di Asgard, caledoscopiche visioni e voli pindarici. Il regista Scott Derrickson e il suo team riescano pienamente nel tentativo di avvicinare il pubblico ad un nuovo personaggio così vigoroso, che promette grandi cose anche nel futuro.
Merito va ovviamente anche al cast, soprattutto all’ottimo Benedict Cumberbatch (lo Sherlock Holmes dell’omonima serie tv inglese), che con il suo fare sprezzante e un po’ strafottente conquista e fa gustare quel tipo di magia che si dimostra superiore a quella del mondo potteriano.
Alice Bianco