Recensione di La Favorita – Venezia 75
Se si dovesse definire con un aggettivo un film come The Favourite, quello sarebbe genderless. Yorgos Lanthimos, infatti, crea un universo in cui i ruoli non vengono definiti, dove le donne possono divertirsi a sparare alle anatre con vestiti alquanto maschili e gli uomini possono rimanere all’interno delle mura del palazzo e partecipare a gare di corsa con i volatili, ad indossare parrucche e tacchi alti e spettegolare.
La fragile e instabile Regina Anna (Olivia Colman) siede sul trono inglese ma il regno è di fatto governato da una persona a lei vicina, Lady Sarah (Rachel Weisz). Quando a corte arriva Lady Abigail (Emma Stone), le due sfrutteranno la situazione politica per diventare la favorita della Regina.
Già da qui, dunque, capiamo che The Favourite non è il classico film in costume, ma è l’ennesimo tentativo del regista greco di raccontare le dinamiche che possono intercorrere tra gli esseri umani. E per fare questo si avvale di un cast di tre attrici spettacolari come Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman e di controparti maschili come il sorprendente Nicholas Hoult nel ruolo di caratterista, che sono la punta di diamante di una pellicola affascinante e, sicuramente, molto più lineare delle precedenti.
Dimenticate la violenza del Cervo sacro, così come il non-sense artistico di The Lobster, con The Favourite siamo davanti all’opera complessivamente più completa per il regista greco.
Il suo è un gioco di potere e sensualità (così come di sessualità) dove i protagonisti mutano pelle, stringono alleanze e le sciolgono, si tormentano e si prendono gioco gli uni degli altri, anche se, alla fine, un vincitore non potrà mai esserci.
Il palazzo e il bosco attorno ad esso dove viene ambientato The Favourite si dimostrano gabbie dorate dove gli esseri umani, ancora una volta visti come bestie (esemplare la scena di seduzione tra il personaggio di Emma Stone e quello di Joe Goldwyn), girano a vuoto cercando esternamente di salvare il Paese da una guerra che li sta massacrando, ma che in realtà cercano di salvare solo loro stessi.
Lanthimos, questa volta, non fa della crudeltà pura il bastone con cui dirigere gli attori, ma mette loro a disposizione un’ironia sagace che vira nel grottesco e che rende la pellicola ancora più interessante. C’è poi la tecnica, l’uso che viene fatto della macchina da presa, dei grandangolo che inserisce lo spettatore all’interno della messa in quadro e che riesce così ad immergerlo in una realtà che non risulta, come nei film precedenti, alienata, ma qui diventa concreta, credibile nonostante sia un film in costume.
E poi, come già detto, ci sono quelle tre. Emma, Oliva e Rachel, già in odore di nomination alla prossima Award Season, che si combattono a colpi di battute e colpi bassi, che mutano, cambiano sotto gli occhi di chi le guarda, scoprendo però che la libertà, così come sembra dirci Lathimos, è qualcosa che assomiglia di più ad un illusione che una conquista tangibile.
The Favourite è dunque un film capace di raccontare gli aspetti più negativi dell’animo umano in questa corsa al potere, ma lo fa in modo da riuscire a parlare con un linguaggio in grado di arrivare anche ad un pubblico con il quale Lanthimos non è mai riuscito a dialogare, trasformando così il suo ultimo film nella sua opera più accessibile e, a questo punto, completa.
Sara Prian