The Perfect Candidate – Recensione – Venezia 76
Ho sempre amato il cinema asciutto, quello in grado di emozionare e raccontare temi importanti, senza appesantire l’intreccio con un carica drammatica che il più delle volte rischia solo di fare del male ad un film. Una delle registe più brava in questa operazione è Haifaa Al-Mansour, che anche questa volta con The Perfect Candidate non delude nel raccontare di una giovane dottoressa che si candida nel consiglio comunale come prima donna del suo Paese cercando di combattere i pregiudizi di una società fortemente maschilista.
Al-Mansour con il suo tono leggero, ma mai superficiale, si fa ancora una volta portavoce della società che conosce molto bene, portandoci un’eroina fresca, ingenua all’ inizio, ma che conquista sicurezza scena dopo scena. La sua è una protagonista che riflette la situazione non solo araba, ma che si rivolge ad un pubblico molto più ampio sottolineando come nonostante tutto , nonostante si faccia ancora di tutto per negarlo, il mondo stia cambiando.
Sta cambiando perché le donne, come la stessa Al-Mansour, non ci stanno più e la loro “inner voice” sta trovando la strada per farsi sempre più forte. Film come questo, che risultano godibilissimi per qualsiasi tipo di pubblico, con il loro tono leggero diventano strumenti importanti per le coscienze di chi guarda.
Essere donna, non deve essere sinonimo di casa, in The Perfect Candidate essere donna significa non rinunciare a niente, significa poter essere figlia devota, religiosa, senza per forza dover rinunciare ai propri sogni di carriera, significa non rinnegare una madre cantante e poter ancora essere presa in considerazione come donna della politica, significa che niente deve essere precluso e che i padri, anche quelli cresciuti in generazioni diverse, possono capire e accettare le scelte di una figlia .
Al-Mansour ci regala una pellicola delicata e forte allo stesso tempo, con un messaggio che renderà più consapevole il pubblico di quanto siano importanti film di questo genere e di quanto ci sia ancora da lottare per le donne in giro per il mondo.
Sara Prian